I 100 migranti alla deriva al largo della Libia sono stati salvati

L’intervento è arrivato dopo ore di richieste inascoltate, i migranti sono stati riportati in Libia. L’ultima telefonata dal barcone:  «Aiutateci, stiamo congelando»

I 393 migranti recuperati dalla Guardia Costiera libica nella giornata di ieri sono tutti sani e salvi, annuncia il Viminale. E riportati indietro. 143 sono a Tripoli, 144 a Misurata, 106 ad al-Khoms. Il salvataggio di cento tra loro, alla deriva da ore, è avvenuto poco dopo la mezzanotte. Dopo numerose richieste di intervento andate a vuoto, la Guardia Costiera libica ha finalmente chiesto a un mercantile della Sierra Leone di raggiungere il barcone in avaria a 60 chilometri dalla costa e di portare a Misurata i cento migranti che erano a bordo. L'annuncio è stato dato dal Governo italiano, che ha avuto un ruolo decisivo nel convincere la Libia a intervenire. È stata evitata così un altra strage, dopo i due naufragi dei giorni scorsi in cui sono morte 170 persone.


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Le testimonianze dei superstiti ad Alarm Phone

«Presto non riuscirò più a parlare perché sto congelando». È il racconto delle telefonate che il sistema di allerta telefonico per le imbarcazioni in difficoltà, Alarm Phone, ha ricevuto dall'imbarcazionein avariaal largo di Misurata. «Sono nel panico – ha scritto il sistema di allerta – il nostro staff sta cercando di calmarli, ma nell'ultima ora abbiamo sentito più volte persone urlare. La situazione è disperata».

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Quando il barcone ha cominciatoa imbarcare acqua si è scatenato il panico: «Abbiamo richiesto assistenza urgente, ma le email verso Tripoli ci sono tornate indietro senza risposta. Così abbiamo chiamato la sala operativa di Roma per fornire la nuova posizione Gps. Ci hanno detto di chiamare Malta».

«Il Mediterraneo deve essere un mare di pace, non una fossa comune», ha detto domenica 20 gennaio la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Anche il Papa, durante l’Angelus, ha parlato della situazione nel Mediterraneo: «Penso alle 170 vittime dei naufragi nel Mediterraneo: preghiamo per loro e per coloro che hanno la responsabilità di quello che è successo».

La ong Sea Watch ha invece lanciato un’accusa all’Unione europea: «Queste ultime stragi dimostrano ancora una volta che le attuali politiche Ue migratorie uccidono e che la cosiddetta guardia costiera libica non è in grado di effettuare operazioni di salvataggio», ha detto Kim Heaton-Heather, capo missione di Sea Watch.Per il ministro dell'Interno Matteo Salvini invece, «La collaborazione funziona, gli scafisti, i trafficanti e i mafiosi devono capire che i loro affari sono finiti. Meno partenze, meno morti, la nostra linea non cambia».

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