I volti e i ruoli di chi ha rapito Regeni – Esclusiva

È il terzo anniversario del rapimento del ricercatore italiano, ucciso in Egitto tra gennaio e febbraio 2016: la procura ha iscritto cinque persone per concorso in sequestro di persona, sono tutti agenti egiziani. Ecco alcuni dei loro volti

A tre anni dalla morte di Giulio Regeni, il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco si trovano ora davanti ad un vicolo cieco. Hanno individuato cinque nomi, cinque tra agenti dei servizi segreti e della polizia egiziana che sono sospettati di aver avuto un ruolo nel rapimento – e quindi nella morte del giovane ricercatore italiano ucciso al Cairo e sparito proprio il 25 gennaio 2016 – ma non possono procedere contro di loro. Perché l’Egitto è uno stato sovrano e la procura del Cairo, dopo aver più volte alternato la disponibilità a cooperare con l’accreditamento di notizie calunniose nei confronti di Giulio, al momento di prendere la decisione più importante si è fatta indietro.


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Ma chi sono i cinque indagati per concorso in omicidio?

Le verifiche dei carabinieri del Ros (che hanno svolto le indagini assieme allo Sco della Polizia di Stato) hanno identificato con certezza, oltre alle generalità, due dei cinque volti che ora Open pubblica per la prima volta. Nelle indagini si è anche capito con certezza, sulla base di tabulati e deposizioni incrociate, chi avrebbe fatto cosa.


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Colonnello Mohamed Ibrahim Kamel Athar

Attualmente è il Direttore di Ispezione presso la Direzione della Sicurezza di Wadi al-Jadid, ma all’epoca dei fatti era Capo delle Investigazioni Giudiziarie del Cairo. Attualmente ha 49anni. È il personaggio chiave dell’indagine, perché è lui a girare le informazioni raccolte sul conto di Giulio Regeni alla National security, ovvero ai servizi segreti egiziani. Appare sulla scena quasi subito: com’è noto, Giulio finisce nelle mire dell’ambulante e informatore della polizia Mohammad Abdallah dopo aver ricevuto l’incarico dall’università di Cambridge di concentrarsi, nell’ambito della sua ricerca accademica, sul ruolo del sindacato degli ambulanti nella città del Cairo. Abdallah lo avvicina a novembre 2015 e quando il ricercatore italiano gli fa capire che il suo interesse è puramente accademico e gli unici soldi che può aiutarlo a ricevere sono quelli di una borsa di studio a cui Abdallah potrebbe fare domanda, quest’ultimo decide di denunciare il ragazzo. E si rivolge proprio a Kamel (o Kamal) Athar.

Cosa avrebbe fatto?

Prima di tutto, scrivono gli investigatori, Athar mette in contatto il sindacalista che ha denunciato Regeni con la National Security e partecipa agli incontri di quest’ultimo con il generale Tareq, il colonnello Helmi e il maggiore Sharif. Visto che l’idea iniziale è quella di incastrare Regeni, che secondo il sindacalista è in realtà una spia, organizza le attività di preparazione della videoregistrazione dell’incontro tra i due, registrato il 7 gennaio: il video è stato diffuso anni fa e il ricercatore italiano diceva chiaramente di non essere disposto a pagare Abdallah.

Quando Giulio è già morto (lo trovano il 6 febbraio) e nasce il primo depistaggio – quello nel corso del quale i suoi documenti vengono trovati a casa di un gruppo di rapinatori tutti uccisi in un conflitto a fuoco – Athar ha contatti diretti, tra febbraio e marzo 2016 con i due ufficiali protagonisti dell’indagine fasulla, poi accusati degli omicidi premeditati e di falso. Nei suoi riguardi c’è forse la prova regina: una settimana prima del depistaggio Athar contatta direttamente l’ufficiale che ha fatto ritrovare, nella casa dei criminali uccisi, il passaporto di Giulio.

Cosa risponde a verbale?

Ha dichiarato di aver solo accompagnato il sindacalista Abdallah negli uffici degli 007 e di non aver mai partecipato ad indagini su Giulio Regeni.

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Generale Sabir Tariq (o Tareq)

Sabir Tariq, generale della Polizia presso il Dipartimento di Sicurezza Nazionale, 54 anni ora.

Quali sono le accuse?

È a capo della catena di comando (di cui fanno parte il colonnello Helmi, il maggiore Sharif e il suo assistente, Najem) che riceve a dicembre 2015 il colonnello Athar quando si presenta con l’ambulante Abdallah. C’è anche lui quando tra il 5 e il 6 gennaio 2016 viene pianificata la registrazione con telecamera nascosta che deve “incastrare” Regeni.

Cosa dice?

Che le indagini su Giulio si sono interrotte il 7 gennaio, dopo che il video ha dimostrato la buona fede del ragazzo.

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Uhsam Helmi

Attualmente in servizio presso la Direzione Passaporti e Immigrazione, ma all’epoca dei fatti in forza presso la Direzione di Sicurezza Nazionale (ovvero la National Security). Ha 49 anni.

Cosa fa a Giulio?

Oltre ad essere presente alla riunione iniziale con Abdallah e Athar, il 15 dicembre 2015 incarica il suo collaboratore Najem di chiedere al portiere dello stabile in cui vive il ricercatore, una copia del passaporto di Giulio. Partecipa anche alla riunione per videoregistrarlo. Nei suo confronti le accuse sono gravi: Helmi ha fatto parte del team di indagine Egitto – Italia che ha lavorato sulla morte di Giulio. Insomma, uno dei sospettati di oggi era lì, con gli investigatori, e conosceva l’andamento delle indagini. Non ha mai detto ai colleghi il suo ruolo precedente.

Cosa dice?

Helmi ha sempre negato di essersi mai occupato di Giulio in vita.

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Maggiore Madgi Ibrahim Abdelal Sharif

Lavora alla Sicurezza Nazionale ancora oggi ed ha 35 anni, all’epoca dei fatti era poco più grande di Giulio.

Cosa avrebbe fatto?

Oltre alle riunioni principali, il 7 dicembre chiede ad Abdallah di portare Giulio al mercato di Masr Al Giadida, dove viene pedinato. Il 18 dicembre è Sharif a dire ad Abdallah di informarsi della borsa di studio, da 10mila sterline, che secondo l’ambulante avrebbe dovuto rappresentare un tentativo di corruzione. Sharif è quello su cui ci sono più prove anche nei giorni a ridosso del rapimento. Dal 8 al 21 gennaio, sente Abdallah 13 volte e il 22 gennaio gli fa capire che Giulio sarà tenuto sotto controllo per capire cosa farà il 25 gennaio (Regeni è stato sequestrato la sera dell’anniversario della rivoluzione del 2011).

Cosa dice?

Dice di non conoscere neppure il suo superiore, Helmi, di non aver mai indagato su Giulio ma di essersi limitato a ricevere le dichiarazioni di Abdallah.

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Agente Mahmoud Najem

In servizio presso la Direzione di Sicurezza Nazionale di Giza. È l’assistente di Sharif, qualunque cosa abbia fatto il maggiore, lui o lo sa o era presente e si è occupato di avvicinare il portiere di Giulio.