Di Maio: «Assurdo togliere la scorta a Ruotolo»

Il vicepremier ha parlato della revoca della scorta al giornalista durante la visita nella sua vecchia scuola di Pomigliano d’Arco

«Per me è una cosa assurda». Il vicepremier Luigi Di Maio ha preso posizione sul caso della revoca della scorta al giornalista Sandro Ruotolo parlando con i giornalisti a Pomigliano D'Arco, dove nella mattina del 4 febbraio ha visitato il liceo Imbriani, che ha frequentato da ragazzo. «Mi informerò per cercare di capire cosa è successo. Se non ci sono rischi per Sandro non lo devo dire io, lo devono dire i tecnici. Se invece è stata fatta una scelta imprudente Sandro merita di nuovo la scorta perché è uno di quei giornalisti di questa terra che si è battuto per la lotta alla criminalità organizzata e alla camorra». La notizia della revoca della scorta a Sandro Ruotolo era stata data nei giorni scorsi dall'ex ministro dell'Interno del Pd Andrea Orlando. Ruotolo era sotto scorta dal 2015, dopo un in'inchiesta sul traffico di rifiuti tossici in Campania e le minacce di morte ricevute dal boss dei Casalesi Michele Zagaria.


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La visita di Di Maio nella sua vecchia scuola è stata preceduta dalle polemiche: una studentessa ha raccontato che il preside del liceo ha fermato i contestatori minacciando note sul registro e ripercussioni sul voto in condotta. A quanto pare, le parole del preside hanno sortito l'effetto sperato: ad aspettare Di Maio c'erano soltanto pochi studenti e qualche lavoratore. Qualche decina di persone in tutto.

Sempre durante la sua visita a Pomigliano il vicepremier ha chiarito la sua posizione sull'autorizzazione a procedere richiesta al Senato per Matteo Salvini nel caso della nave Diciotti. Di Maio ha detto: «Il mio riferimento sono i senatori della giunta per le autorizzazioni. Non ho detto che abbiamo preso una decisione. Si deciderà dopo quello che si vedrà in giunta, sulle carte, sulle audizioni e sulle assunzioni di responsabilità mie, del ministro Toninelli e del premier Conte».

Il ministro del Lavoro ha poi annunciato che ci saranno tagli a alcuni stipendi, di dipendenti Rai considerati troppo esosi per l'erario: «È finita l'epoca in cui in questo Paese si può guadagnare nella tv di Stato 3/3,5 milioni all'anno. Credo sia arrivato il tempo di dare una sforbiciata agli stipendi dei politici e anche a quelli di chi non sono politici ma stanno nelle aziende di Stato». Il vicepremier in linea quindi con le dichiarazioni di Alessandro Di Battista e la proposta di ridurre gli stipendi di conduttori Tv, Fabio Fazio e Bruno Vespa su tutti.

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