Geografia d’Italia, chi arriva e chi fugge all’estero

Secondo gli ultimi dati, sono in aumento sia i livelli di emigrazione che di immigrazione, ma le due dinamiche si differenziano da molti punti di vista. In ripresa i numeri sui ritorni degli italiani dai Paesi esteri, anche se restano sempre inferiori alle percentuali di abbandono

La geografia dell’Italia rende il Paese predisposto ai mutamenti demografici: gli individui vanno e vengono, tanto via mare quanto via terra, con una costanza storicamente piuttosto stabile. Secondo un rapporto Istat tra i cittadini italiani continuano a essere più numerose le partenze dei ritorni, e i flussi in ingresso sono dovuti per lo più ai cittadini stranieri. Per quanto riguarda il saldo generale con l’estero, il movimento migratorio resta positivo, registrando un lieve incremento sull’anno precedente: aumentano sia i livelli delle immigrazioni, pari a 349 mila (+1,7%), sia quelli delle emigrazioni, pari a 160 mila (+3,1%).


Chi è che parte dall’Italia

Iniziamo con un dato: la popolazione residente è in diminuzione per il quarto anno consecutivo. Da una parte c’è senza dubbio il bilancio negativo del rapporto tra nascite e decessi registrato nel 2018. Dall’altra, l’attitudine alla “fuga” sempre più diffusa tra i neolaureati e i lavoratori qualificati. I giovani italiani che scelgono un Paese estero per cercare fortuna non hanno intenzione di tornare nel proprio Paese d’origine. Nel 2018 la popolazione di cittadinanza italiana sul territorio è scesa a 55 milioni (- 0,3% rispetto al 2017), e il rapporto tra rimpatri (47 mila) e espatri (120 mila) è nettamente a favore dei secondi. La percentuale d’abbandono sale del 4,8%,


È chiaro che l’andamento dell’economia e la domanda lavorativa risultano le motivazioni principali dei trasferimenti, affiancate dalla facilità di mobilità che l’Europa continua a concedere ai suoi cittadini, studenti e laureati in primis. Nel 2017, i laureati italiani che si sono trasferiti all’estero sono aumentati del 4% rispetto al 2016. Un dato che l’Istat ha giustificato con due motivi: da una parte l’andamento negativo del mercato del lavoro italiano, dall’altra la nuova «ottica di globalizzazione» che spingerebbe i giovani qualificati a tentare di «investire il proprio talento nei Paesi esteri in cui sono maggiori le opportunità di carriera e di retribuzione».

Non tutto, però, è perduto: i mutamenti delle politiche internazionali (come la Brexit), hanno fatto sì che, nonostante il rapporto negativo tra fughe e ritorni, i rimpatri appaiono in aumento rispetto all’anno precedente (+11,9%). Bisognerà vedere se, nonostante la recessione dell’ultimo mese, l’ «anno bellissimo» del 2019 confermerà l’andamento positivo della fiducia dei giovani rispetto al nostro Paese.

Chi è che arriva in Italia

I flussi d’ingresso hanno toccato il livello più alto degli ultimi sei anni, e le immigrazioni totali del 2018 sono state 349mila. Dunque non è del tutto corretto affermare che l’intera popolazione residente sia in calo: dal punto di vista dei cittadini stranieri la percentuale è in aumento, Allo stato attuale delle cose, rappresentano l’8.7% della popolazione totale, in aumento continuo rispetto agli anni passati. A loro si deve il controbilanciamento dell’alto tasso di migrazione degli italiani verso l’estero e dello scarso numero di nascite.

Geografia d'Italia, chi arriva e chi fugge all'estero foto 1

In tutto questo, non sono compresi i dati sui migranti sbarcati dal 1 gennaio 2019 all’8 febbraio 2019, che però risultano drasticamente in calo rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. Le principali nazionalità dichiarate dai migranti al momento dell’arrivo sono Bangladesh, Iraq e Tunisia, rispettivamente con il 57%, il 38% e il 31% delle quote. Seguono Egitto, Sudan, Russia, Pakistan e Gambia.

Geografia d'Italia, chi arriva e chi fugge all'estero foto 2

Se ci si focalizza solo sulla fascia di popolazione più qualificata, una ricerca del 2016 condotta dall’Istituto di Studi Politici S. Pio V e dal Centro Studi Richerche Idos, confermava l’attitudine all’abbandono tra i giovani studenti e laureati, aggiungendo un dato significativo: i laureati stranieri che hanno scelto l’Italia sono stati solo il 7% rispetto al numero dei laureati totali residenti nel Paese (contro il 10% della Francia, l’11% della Germania e il 17% del Regno Unito).