Libertà di stampa, la relazione del Consiglio d’Europa: «Giornalisti italiani sotto attacco come in Russia»

Il report fa nomi e cognomi: quelli dei due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Perché, si legge, «esprimono regolarmente una retorica particolarmente ostile a media e giornalisti sui social»

Tempi duri per la libertà di stampa e di informazione in Italia. A dirlo è il Consiglio d’Europa, organizzazione internazionale composta da 47 Stati che promuove i diritti umani, la cooperazione internazionale e tutela la democrazia. Tempi duri – dicono loro – soprattutto con il nuovo governo giallo-verde e a causa del comportamento dei due leader dell’esecutivo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Secondo il rapporto commissionato dal Consiglio d’Europa a 12 organizzazioni che gestiscono la piattaforma per la protezione del giornalismo, nell’ultimo anno libertà di stampa e sicurezza dei cronisti sono chiaramente deteriorati nel nostro Paese: «La maggior parte degli allarmi registrati si sono verificati dopo l’insediamento del nuovo governo, il 1° giugno 2018», dicono da Strasburgo.


Il report

Il report fa nomi e cognomi: quelli dei vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Perché, si legge, «esprimono regolarmente una retorica particolarmente ostile a media e giornalisti sui social». Non è neppure passata inosservata la minaccia di togliere la scorta a Roberto Saviano da parte del ministro degli Interni Matteo Salvini, «nonostante siano note le minacce di morte che ha ricevuto da parte delle organizzazioni criminali». E Di Maio? Il leader 5 Stelle, dal canto suo «ha insultato i giornalisti dopo il processo alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, e ha dato inizio a una politica per abolire i fondi pubblici alla stampa». Il vicepremier grillino aveva bollato i giornalisti che si erano occupati del caso Raggi come «infimi sciacalli», mentre un altro leader grillino, Alessandro Di Battista, aveva detto: «I pennivendoli hanno colpito Virginia Raggi come donna. Ma le uniche puttane sono loro».


«Il rischio contagio»

Un quadro che, tra l’altro, rischia, secondo il documento, di portare con sé un effetto contagio. Con rischi per l’incolumità dei giornalisti non solo in Italia ma in tutta Europa, rendendo la libertà di stampa fragile in una maniera «mai riscontrata dalla fine della Guerra fredda». Un clima insomma che, secondo il rapporto, rende l’Italia «uno dei paesi col più alto numero di segnalazioni nel 2018» in termini di attacchi e minacce ai cronisti. Tredici in Italia, tredici in Russia. Il testo scatta una fotografia di «crescente violenza» contro l’informazione, con esito «particolarmente preoccupante». In giornata arriva anche il duro attacco a Di Maio e al governo da parte della Federazione nazionale stampa italiana a congresso: «Auspica pubblicamente la chiusura di giornali, strumentalizza precari e autonomi, si compiace per l’azzeramento dell’editoria», dice Lorusso parlando del leader grillino.

«Se il ministro del Lavoro vole confrontarsi seriamente saremo interlocutori disponibili. Intanto non ha accettato l’invito a questo Congresso», dice il segretario generale della Fnsi. «Fino a quando l’atteggiamento del governo sarà tale, non potrà che esserci la stessa reazione di quando siamo scesi in piazza. Lo abbiamo già fatto, del resto, dopo gli insulti dai 5S a colleghi che si sono occupati del caso giudiziario della sindaca Virginia Raggi». Lorusso attacca duramente l’esecutivo anche per le nomine Rai, a cominciare da quella del presidente Marcello Foa.