Provaci ancora Bernie: il senatore del Vermont si candida per sfidare Trump nel 2020

di OPEN

Nel 2016 aveva perso le primarie democratiche contro Hillary Clinton. Molti, da allora, hanno sostenuto che se avesse gareggiato lui contro Donald Trump avrebbe vinto. Adesso (forse) avrà una seconda opportunità

Sarà stato forse il discorso sullo stato dell’Unione del Presidente Donald Trump a risvegliare Bernie Sanders dal suo letargo? Quando la platea ha accolto l’arrivo del presidente con un’ovazione che raramente si vede nelle aule delle democrazie europee, alcuni deputati e senatori sono rimasti seduti. C’è chi addirittura si è coperto il volto. Bernie Sanders sembrava impietrito. Durante il discorso del presidente Usa, quando Trump ha dichiarato che mai e poi mai gli Usa sarebbero diventati un Paese socialista, le telecamere si sono girate su Sanders che, il volto paonazzo, fissava il vuoto davanti a sè.


Dopo circa due settimane, il senatore del Vermont, ha annunciato la sua candidatura. Adesso avrà un’altra possibilità per diventare l’uomo più potente al mondo e, forse, per «salvare la classe media», come ama dichiarare. Per arrivare a sfidare Donald Trump nel 2020, dovrà prima vedersela con gli altri candidati alle primarie del partito democratico. Non sarà facile, anche perché la lista dei candidati è molto lunga. Le ultime settimane hanno visto farsi avanti alcuni dei nomi più in vista del partito.


Molte le candidate donne: Kamala Harris, Elizabeth Warren, Kirsten Gillibrand, Tulsi Gabbard. La prima considerazione da fare è che, nonostante il consenso di cui gode anche tra le generazioni più giovani, la candidatura di Bernie Sanders è certamente in controtendenza rispetto alle altre. Ci sono però dei punti di convergenza, che spiegano perché Sanders rimane uno dei politici più amati dagli elettori del partito democratico.

Il senatore per lo Stato del Vermont è tuttora al centro dell’ala progressista del partito – è chiamato a volte un «populista progressista» – vicino sia a Elizabeth Warren, sia ad Alexandria Ocasio-Cortez, di cui ha recentemente appoggiato il Green New Deal, il programma di misure economiche che ha come obiettivo non soltanto quello di fermare il riscaldamento climatico e proteggere l’ambiente, ma anche di creare posti di lavoro tramite una serie di massicci investimenti, soprattutto nelle rinnovabili.

Il suo cavallo di battaglia è sempre stato la ri-distribuzione della ricchezza, dal suo punto di vista troppo accentrata nelle mani delle banche d’investimento e delle multinazionali. A discapito della vecchia classe media, dal suo punto di vista sempre più frammentata, impoverita e priva dei mezzi politici necessari per mettere in campo delle politiche progressiste.

Prima della scorsa gara presidenziale, Sanders si era fatto notare proprio per i suoi duri interventi nei confronti del settore finanziario, accusati, insieme alla classe politica, di non aver pagato abbastanza per aver creato la crisi economica del 2008. Discorsi che lo avevano reso un punto di riferimento per la sinistra in tutto il mondo.

Questa volta Bernie Sanders si è presentato così, annunciando la sua candidatura in una trasmissione radio locale in Vermont: «Quello che vi prometto è che, quando comincerò a girare per il Paese, porterò con me tutti i valori con cui, noi del Vermont, ci identifichiamo: il nostro senso di giustizia, la nostra fiducia nella comunità e nella politica dal basso». Tutti ingredienti che erano mancati al partito democratico nel 2016.