Salvini ringrazia i 5 Stelle per il no al processo. Di Maio: «È democrazia»

Durante la votazione online sulla piattaforma Rousseau, vengono notificati i domiciliari ai genitori di Matteo Renzi che dice: «Non accetteremo nessun processo nelle piazze o sul web»

La metamorfosi del Movimento 5 Stelle passa per il «no» all'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il caso Diciotti. Ma ci sono volute più di quattro ore di riunione serale tra i parlamentari M5S (presenti anche tutti i ministri pentastellati) e il loro capo politico Luigi Di Maio, per capire come affrontare la fase due del Movimento, a partire dai 30.948 iscritti alla piattaforma Rousseau che hanno scelto la linea caldeggiata dal partito. Secondo il 59,05% dei votanti bloccare 177 migranti sulla nave Diciotti per cinque giorni è stata una decisione presa dal ministro dell'Interno per «tutelare l'interesse dello Stato».


I sette senatori pentastellati che fanno parte della giunta delle Immunità che si riunisce il 19 febbraio, voteranno quindi no all'eventuale processo per il ministro dell'Interno, esattamente come Lega e Forza Italia. Poi toccherà al Senato, ma l'orientamento della maggioranza è chiaro: salvare il vicepremier. Salvini ha appreso il risultato della votazione degli attivisti 5 Stelle mentre era in Sardegna a fare campagna elettorale per le regionali.


«Non ho sentito Di Maio, ma gli manderò un messaggino per la sua coerenza», ha detto ieri sera. Ha usato questa parola – coerenza – che è sicuramente a suo avviso quella avuta nell'avere esercitato un'azione «collegiale», ma anche quella non avuta nei confronti delle precedenti autorizzazioni a procedere a cui il Movimento 5 Stelle aveva sempre detto sì.

Alle 19.53, quando la riunione dei 5 Stelle non è ancora iniziata, la polizia bussa alla porta dei genitori di Matteo Renzi, notificando loro i domiciliari. L'ex presidente del Consiglio, che spiegherà nel pomeriggio con una conferenza stampa a Palazzo Madama la sua posizione, traccia questo scenario: «Non accetteremo nessun processo nelle piazze o sul web». Mentre il fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi sottolinea: «Questa cosa dolorosa non sarebbe accaduta se la sinistra avesse accettato la nostra riforma della giustizia».

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Anche tra i parlamentari 5 Stelle c'è chi ha votato sulla piattaforma Rousseau in modo diverso dalla maggioranza. «Ho votato per il "no", ma rispetto il parere dei votanti», ha detto l'onorevole Alberto Airola. Il clima dell'assemblea era molto caldo: «Chi non è d'accordo con il voto se ne vada dal Movimento», è la minaccia di Paola Taverna verso possibili dissidenti.

Quelli ormai storici, perché sotto osservazione da parte del collegio dei probiviri, non si sono nemmeno presentati in assemblea. Hanno votato 52.417 iscritti. Luigi Di Maio lo ha reputato un successo, e in effetti ci sono state votazioni online sulla piattaforma Rousseau meno partecipate di queste, al netto dei ritardi e dei malfunzionamenti.

Nella maggior parte dei casi, a certificare il risultato del voto c'è stata soltanto la società di Casaleggio. «La bellezza del Movimento 5 Stelle è anche questa: noi rispettiamo la volontà degli iscritti», ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «È la democrazia», ha aggiunto Luigi Di Maio. Cosa ne pensano invece di questo e degli avvisi di garanzia aperti in diretta Facebook i 59 milioni di abitanti del Paese non è un dato disponibile, ma questa è un'altra storia.