Sedici Stati fanno muro contro Trump e la sua emergenza nazionale

Dopo che il Congresso gli aveva concesso 1 miliardo e 378 milioni di dollari solo per una recinzione metallica al confine con il Messico, Trump ha fatto ricorso alla messa in stato di emergenza per accedere a una riserva di 8 miliardi, ignorando di fatto la scelta dell’organo legislativo degli Stati Uniti

La California, uno degli Stati dove le comunità ispaniche sono più numerose, è la capofila dell’opposizione contro la scelta di Donald Trump di dichiarare l’emergenza nazionale per ottenere i fondi necessari alla costruzione del muro con il Messico. Adesso sono 16 gli Stati Usa che hanno presentato ricorso contro la decisione del Presidente.


Xavier Becerra, procuratore generale della California, ha coordinato l’azione legale depositata sul tavolo del tribunale federale distrettuale di San Francisco. Il motivo del ricorso è «l’illeggittimità del presidente nel dirottare i fondi per la costruzione del muro di frontiera», in quanto questo tipo di spese dovrebbero essere decise dal Congresso degli Stati Uniti.


Becerra: «La miglior prova contro il presidente Donald Trump sono le sue stesse dichiarazioni»

In un comunicato alla stampa statunitense, Becerra ha affermato che «la miglior prova contro il presidente Donald Trump sono le sue stesse dichiarazioni». Il procuratore si riferisce all’uscita pubblica del tycoon in cui, parlando dell’eventuale entrata in stato di emergenza, disse: «Non ne ho bisogno, ma costruirei il muro molto più velocemente».

I 16 Stati che hanno presentato ricorso, in una nota, sostengono di essere mossi non da intenzioni politiche, ma di agire per proteggere gli interessi economici dei residenti e le risorse naturali del Paese. «Contro ogni parere del Congresso, il presidente ha inventato una crisi di immigrazione illegale e l’ha usata come pretesto per dichiarare l’emergenza nazionale. Tutto questo per ottenere i dollari federali e costruire il Muro al confine con il Messico».

Otto miliardi di dollari di budget

La cifra alla quale Trump può attingere grazie alla dichiarazione di emergenza si aggira intorno agli 8 miliardi di dollari. Per interrompere lo shutdown, ovvero la sospensione delle attività federali, il Congresso e il presidente Trump avevano trovato l’accordo su una somma di 1 miliardo e 375 milioni, inseriti nel bilancio del 2019 e sufficienti per la costruzione di una barriera metallica, e non di un muro.

Non è la prima volta che un presidente degli Stati Uniti fa ricorso all’emergenza nazionale per ottenere più potere in qualche materia, ma è la prima volta nella storia americana che viene utilizzata per ottenere fondi che il Congresso non ha concesso.

Gli stati che si sono schierati contro Trump

Gli Stati che si sono uniti alla California sono Colorado, Connecticut, Delaware, Hawaii, Illinois, Maine, Maryland, Michigan, Minnesota, Nevada, New Jersey, New Mexico, New York, Oregon e Viriginia. Adesso anche la Casa dei Rappresentati sta preparando un’azione legale contro il presidente.

Ma l’amministrazione Trump probabilmente si difenderà dalle accuse prendendo in esame proprio il testo del National Emergencies Act del 1976: quando fu emanato dal Congresso, i legislatori non definirono gli standard che un presidente deve seguire per determinare se sia effettivamente in corso una crisi.

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