Caso Diciotti, la procura di Catania chiede l’archiviazione per Conte, Di Maio e Toninelli

Secondo fonti di Palazzo Chigi, la procura di Catania avrebbe chiesto l’archiviazione delle posizioni del premier Conte, del vicepremier Di Maio e del ministro Toninelli. I tre esponenti del Governo si erano auto-denunciati sostenendo di aver condiviso pienamente la linea politica del collega Matteo Salvini

La procura di Catania avrebbe chiesto l’archiviazione per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli. I tre esponenti del Governo, nella memoria consegnata al Senato e finita in seguito sul tavolo della procura di Catania, si erano auto-denunciati sostenendo di aver condiviso totalmente la linea politica assunta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini in relazione al blocco dello sbarco della nave Diciotti.


Secondo quanto sostengono fonti di Palazzo Chigi, però, la procura di Catania avrebbe chiesto l’archiviazione e, dunque, non sarebbe intenzionata a procedere contro il premier Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro Danilo Toninelli. Come spiegato pochi giorni fa, la procura di Catania aveva aperto un fascicolo a parte per procedere al vaglio delle posizioni dei tre esponenti di Governo, ma si trattava di un mero atto dovuto.


Nonostante l’archiviazione richiesta dalla procura diretta da Carmelo Zuccaro – lo stesso procuratore che, sempre nell’ambito del caso Diciotti, mesi fa la richiese anche per Matteo Salvini, sostenendo l’insussistenza dell’ipotesi di reato a lui ascritta – è possibile che il tribunale dei ministri di Catania, che ha già chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere per Salvini, «potrà decidere se mandare tutto in archivio o sollecitare il Parlamento a poter processare anche i nuovi indagati».

Non è detto, però, che i giudici del tribunale dei Ministri di Catania decidano di procedere anche contro Di Maio, Conte e Toninelli perché nelle memorie inviate al Senato i tre esponenti non hanno mai dichiarato di aver deciso insieme a Matteo Salvini di non concedere il permesso di sbarco, ma hanno parlato solamente, in maniera generica, di condivisione politica della decisione, dunque potrebbero mancare elementi fondamentali affinché la corresponsabilità penale dell’atto possa essere ascritta anche a loro.