Il vademecum di Papa Francesco per la lotta alla pedofilia

Il capo della Santa Sede ha distribuito un documento con gli spunti da cui partire per lavorare durante la quattro giorni dedicata alla protezione dei minori nella Chiesa

Centonovanta persone hanno incontrato il Papa in occasione del vertice dedicato agli abusi sui minori nel mondo della Chiesa. Dopo l'introduzione, Papa Bergoglio ha distribuito ai presenti una sorta di prontuario, suddiviso in 21 punti programmatici, e sui quali l'intera comunità presente al vertice dovrà lavorare senza «limiti alla creatività» – come affermato oggi dal Papa – per regolamentare l'iter che il mondo ecclesiastico dovrà seguire in caso di abusi sui minori.


Il vademecum di Papa Francesco per la lotta alla pedofilia foto 2


Uno dei punti più interessanti è l'ultimo, il ventunesimo che fa riferimento all'istituzione di un «organismo di facile accesso per le vittime che vogliono denunciare abusi». Un organismo che dovrebbe essere autonomo «anche rispetto all’Autorità ecclesiastica locale e composto da persone esperte (chierici e laici)».

Altri punti rilevanti riguardano il trasferimento di preti, seminaristi e aspiranti religiosi rispettivamente in altre diocesi, seminari o congregazioni, «come pure di un sacerdote o religioso da una diocesi o congregazione ad un’altra» arginando così il meccanismo per cui si tenta di insabbiare i crimini lasciando gli ecclesiastici al loro posto.

Il vademecum di Papa Francesco per la lotta alla pedofilia foto 1

Nel programma viene anche data indicazione di «informare le autorità civili e le autorità ecclesiastiche superiori nel rispetto delle norme civili e canoniche». Ma si ipotizza anche di «effettuare per i candidati al sacerdozio e alla vita consacrata una valutazione psicologica da parte di esperti qualificati e accreditati».

Infine, il principio del diritto alla difesa: «Occorre salvaguardare anche il principio di diritto naturale e canonico della presunzione di innocenza fino alla prova della colpevolezza dell’accusato. Perciò bisogna evitare che vengano pubblicati gli elenchi degli accusati, anche da parte delle diocesi, prima dell’indagine previa e della definitiva condanna».

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