Che cos’è il «Green book», la guida che aiutò gli afroamericani a viaggiare nell’America segregazionista

Fino a metà degli anni Sessanta, la guida «The Negro Motorist Green Book» aiutava gli afroamericani a viaggiare sicuri negli Stati Uniti d’America. Tutte le versioni si concludevano con un auspicio: «Verrà il giorno nel prossimo futuro in cui questa guida non dovrà essere pubblicata»

Green Book di Peter Farrelly ha vinto il premio come miglior film nell’edizione 2019 degli Oscar. Il film è ispirato a una storia vera, ambientata nell’America degli anni Sessanta, caratterizzata dalla segregazione razziale. I protagonisti della pellicola sono infatti un pianista nero e un autista bianco che viaggiano nel profondo Sud d'America, mettendo in luce tutte le spaccature della vita dell'epoca.



Il titolo del film richiama una guida particolarmente diffusa nella popolazione afroamericana degli anni Sessanta: The Negro Motorist Green Book. L'autore, Victor Hugo Green, era un postino afroamericano: nel 1936 pubblicò la prima edizione de The Negro Motorist Green Book, una guida per i viaggi degli afroamericani nella città di New York. Il libretto inizialmente era costituito da poche pagine, una lista di luoghi privati e pubblici dove una persona o una famiglia afroamericana avrebbe potuto trovare ospitalità. L’obiettivo dell’autore era quello di «dare al viaggiatore nero informazioni che gli impediscano di incorrere in difficoltà, imbarazzi e rendere i suoi viaggi più piacevoli».

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All’epoca, infatti, vigevano ancora le cosiddette Jim Crow Laws, leggi che erano alla base della segregazione razziale americana e che sancivano sì l’uguaglianza tra bianchi e neri, ma non ne autorizzavano la condivisione degli spazi pubblici. In quegli anni la popolazione afroamericana era profondamente discriminata, sia nel Nord, ma soprattutto nel Sud del Paese. Green, dal 1937, decise quindi di creare versioni costantemente aggiornate della guida, estendendola anche ad altri Stati.

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Se da un lato la diffusione delle automobili portava libertà e emancipazione, dall’altro lato evidenziava i rischi dell’odio razziale e della discriminazione violenta, che si riversavano sugli afroamericani. Alcuni di loro, durante i loro viaggi, si munivano di toilette portatili, perché per loro non era scontato poter accedere ai servizi sulla strada. Nella guida, in rigoroso ordine alfabetico e suddivise stato per stato, venivano elencati hotel, pensioni, motel, ristoranti, taverne, bar, stazioni di servizio, campeggi che non si mostravano contrari all’accoglienza di turisti neri.

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Tutte le versioni si concludevano però con un auspicio: «Verrà il giorno nel prossimo futuro in cui questa guida non dovrà essere pubblicata. Quando avremo pari opportunità e diritti negli Stati Uniti. Sarà un grande giorno quello in cui sospenderemo questa pubblicazione per poi poter andare dove vogliamo, senza imbarazzo. Ma fino a quel momento continueremo a pubblicare queste informazioni per aiutarvi, ogni anno». Nel 1966 si concluse la produzione e la pubblicazione del The Negro Motorist Green Book.

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