Lo sconfitto M5s in Sardegna: «Io, dilettante della politica. Contro Salvini non c’è stata partita» – L’intervista

«Senza nulla togliere al vincitore delle elezioni – dice Francesco Desogus – giravano camion vela con scritto “vota Solinas” ma sopra c’era il volto di Salvini». Noi partivamo da zero, non potevamo competere. E sulle ultime uscite di Grillo: «È autocritica, una lettura un po’ amara della situazione, ma che siamo dei principianti, nel senso di dilettanti della politica, è vero, ha ragione»

Pare quasi soddisfatto a sentirlo parlare. Francesco Desogus – il candidato del M5s alle regionali in Sardegna che si è fermato all’11,18% – analizza i risultati di voto senza far trapelare un velo di delusione: «Ero un perfetto sconosciuto. Sono diventato candidato presidente su Rousseau con 28 click in più – racconta -. Ora siamo entrati in Regione: questo era il primo obiettivo e l’abbiamo raggiunto».


«In effetti – ragiona il 50enne agronomo cagliaritano – non potevamo competere con due coalizioni così: si sono presentate con 11 liste una e 8 l’altra. Era come giocare una partita a pallone con 11 giocatori da una parte e solo il portiere dall’altra». E poi insiste sul buono stato di salute del M5s sposando la riflessione del leader Luigi Di Maio che ha parlato di M5S «vivo e vegeto». «Non penso che sia una sconfitta – conclude da ormai semplice attivista -. Il MoVimento c’è, è in piedi, l’ho visto, noi andiamo avanti».


Desogus, parliamo dei risultati di voto: pare che l’abbia presa bene.

«Il pragmatismo è nella mia indole. O forse sarà l’età! Comunque per l’analisi del voto va fatta una riflessione oggettiva: noi partivamo da zero. Non possiamo fare paragoni con l’Abruzzo dove c’erano già i consiglieri uscenti e un gruppo consiliare già noto. Da noi l’unica persona che aveva una conoscenza territoriale era Mario Puddu, ma lo abbiamo perso in corsa (condannato per abuso di ufficio, ndr). Io ero un perfetto sconosciuto, dunque era tutto in salita. Inoltre, noi avevamo solo una lista e il voto regionale è molto legato al territorio. Gli avversari si sono presentati con 11 liste uno e 8 l’altro. L’analisi politica è questa: quel 12-13% che ha votato alle politiche, ma non ora, corrisponde ai nostri voti».

Beppe Grillo da Catania ha detto: «Forse non siamo all’altezza, forse siamo dei principianti come ci accusano di essere». Cosa pensa di queste sue esternazioni sulla crisi delle certezze del MoVimento?

«Lui ha queste uscite un po’ da comico tra il serio e il faceto. La butta lì e la ritira, mettiamola così. È sicuramente una specie di autocritica, una lettura un po’ amara della situazione, se vogliamo. Che siamo dei principianti, nel senso di dilettanti della politica, è vero, lui ha ragione. Io non sono un animale politico». 

Non a caso l’hanno definita «l’antidivo per eccellenza». 

«Io non sono un politico, questo è scontato. Sono un uomo venuto dal nulla. Questa è la differenza con chi fa politica di professione. Però Grillo deve anche tenere conto che nel momento in cui una persona si prende un impegno ed è deciso deve portare avanti il suo progetto e si deve assumere responsabilità e ruolo. Certo, se il ruolo lo si assume per tempo, ci si fa conoscere sul territorio, si dialoga con le parti sociali in campo e si è una persona presente, viene tutto più semplice. Se invece dall’oggi al domani ti candidi e pretendi che la gente ti apprezzi subito è un po’ più complicato». 

Si riferisce alla sua esperienza di campagna elettorale. 

«Sì, insomma, ci vogliono tante cose. Io ho provato a metterle insieme in questi tre mesi di campagna elettorale. È la verità che siamo dei dilettanti come dice Grillo, noi siamo dei cittadini normali che fanno politica, ma dovremmo anche ragionare su quello che è successo. All’inizio quello per il movimento era un voto di opinione, ora dobbiamo capitalizzarlo, nel senso che dobbiamo fare capire alla gente che oltre a essere elemento di rottura possiamo anche essere un elemento che responsabilmente può governare una realtà locale. Altrimenti siamo veramente solo il partito del no, del no e del no». 

E, a proposito di chi governa, cosa pensa del risultato che ha ottenuto la Lega e del suo leader Matteo Salvini?

«Salvini è stato onnipresente per tutta la campagna elettorale di Christian Solinas. Senza nulla togliere al vincitore delle elezioni, se si fosse chiamato Mario Rossi, avrebbe comunque vinto. Questa è la verità. Qui giravano camion vela dove c’era scritto “vota Solinas” ma sopra c’era il volto di Salvini».

Per questo ha detto di essersi sentito un po’ Davide contro Golia?

«Sì, questa è la realtà, la lettura giusta è proprio questa. Era come se stessimo giocando una partita a pallone con 11 giocatori da una parte e solo il portiere dall’altra. Con questo non voglio sminuire il Movimento che comunque porta avanti le sue battaglie di rottura. Noi ci siamo trovati davanti a due grandi coalizioni: centrodestra e centrosinistra. Il mio messaggio non era sulla persona perché su questo non avrei potuto mai competere. Né contro Salvini né contro Massimo Zedda, sindaco di Cagliari. E forse neanche con Solinas che comunque è stato assessore regionale ai Trasporti ed è sulla scena politica da molti anni. Quello che portavo avanti io era un messaggio politico».

E dunque l’errore potrebbe essere riconducibile anche a una certa assenza del vostro leader politico?

«Salvini ha fatto il suo mestiere in modo brillante, anche in maniera un po’ maldestra. Ha cercato di prendersi subito il controllo della questione latte ovino e oggi, dopo le elezioni, ritratta e dice che è stato un po’ ottimistico rispetto alla soluzione del problema. Forse avremmo potuto prenderci noi questa battaglia, io avevo infatti proposto il “movimento pastori sardi” prima che scoppiasse la rivolta del latte. Ma da Roma il M5s mi ha detto che non voleva assolutamente legarsi con nessuno. Su questa storia Salvini ci ho messo la faccia all’inizio e poi è sparito anche lui».

Come mai quei 226.000 sardi che sono in attesa del reddito di cittadinanza non hanno scelto di dare la loro preferenza al MoVimento?

«Il reddito di cittadinanza non è ancora partito. Probabilmente, se fosse già realtà, si sarebbe potuto sottolineare questo aspetto. A prescindere dall’esito elettorale, la misura è comunque una buona cosa per quanto riguarda la realtà dell’isola. Mi auguro che chi va a governare porti avanti un modello di sviluppo giusto e corretto per la nostra Regione e soprattutto che veramente inserisca le condizioni per i beneficiari per trovare poi il lavoro. Altrimenti, se parallelamente a questo strumento non si porta avanti il discorso “lavoro”, il reddito di cittadinanza non serve a niente. Questa è la verità».

A questo punto, 6 candidati del M5s entreranno in Consiglio regionale.

«Mi auguro che da parte loro ci sia un’opposizione dura e decisa, di rottura, alla maniera Cinque Stelle, per intenderci. Mi auguro che saranno un terzo incomodo molto incomodo. Per costruire poi un progetto per il futuro».

Massimo Bugani (M5s), in un post sul suo profilo Facebook, tenta di assolvere Di Maio per il risultato in Sardegna e dice che probabilmente il candidato a lei precedente – che poi ha dovuto lasciare per la condanna per abuso d’ufficio – avrebbe potuto fare di meglio.

«Mario Puddu, sindaco uscente di Assemini, è noto a livello nazionale, anche grazie a Beppe Grillo che lo ha più volte osannato a suo modo. Mario aveva veramente un ruolo e un profilo giusto per correre a livello regionale. Poi si è ritrovato in questa questione giudiziaria, si è comunque proposto candidato presidente ma dopo qualche mese è arrivata la sentenza di condanna e dunque ha dovuto fare un passo di lato. E si sono riaperti i giochi. Solo che si sono riaperti un po’ in ritardo. Purtroppo abbiamo perso un mese prezioso prima di riaprire le consultazioni su Rousseau per scegliere il nuovo candidato».

Ed ecco comparire lei sulla scena.

«Sì, poi sono saltato fuori io per 28 click in più su Rousseau. Solo 28 click in più. Se un giorno scrivessi un libro, il titolo c’è già: 28 click».

Ma quindi Mario Puddu, vecchio candidato prima di lei, avrebbe potuto fare di meglio?

«Questo non glielo so dire. Forse qualche punto percentuale in più. Sta di fatto che Salvini ha fatto il suo mestiere in modo brillante. Non potevo competere contro Salvini, lui ci ha messo veramente la faccia. Non Christian Solinas. Questa è la verità e non c’è storia per nessuno. E poi non so se con analoga presenza da parte di di Maio si poteva avere un certo risultato paragonabile a quello ottenuto dal centrodestra. La verità è che comunque non c’era la struttura di base».

E ora?

«E ora vado avanti con il mio lavoro di funzionario tecnico in una biblioteca metropolitana. Ma è stata una bella esperienza, questo sì. Mi ha arricchito tantissimo, ho conosciuto tante persone positive qui in Sardegna, abbiamo fatto comunque un bel lavoro. E non penso che ci sia una sconfitta per il Movimento. C’è, è in piedi, l’ho visto, noi andiamo avanti. Siamo entrati in Regione: questo era il primo obiettivo e l’abbiamo raggiunto».

Lei è anche un musicista. Sul suo curriculum c’è scritto che ha suonato le tastiere in una rock pop band.

«Sì, un tempo ero un tastierista di una band nelle sagre di paese».

La musica è importante? Un po’ di rock serve anche in politica?

«È molto importante. L’apprezzo tutta, specie la classica. Ogni sera, prima di addormentarmi, mi ascolto un po’ di musica classica in cuffia. Concilia il sonno. Ultimamente ascolto molto Verdi e mi sto addormentando ascoltando i pezzi di Morricone. Sono bellissime musiche».

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