Caso Sarti, l’avvocato dell’ex fidanzato: «Bogdan è stato il capro espiatorio. Giusto che venga risarcito»

«Gli fecero terra bruciata attorno e ora non intende lasciare perdere – spiega Mario Scarpa -. Ha subìto un danno enorme, perso opportunità di lavoro, la sua onorabilità. Forse c’erano in gioco carriere politiche – conclude – ma è stata una mossa azzardata da parte loro farle dire: “guardate, io non c’entro, è stata solo colpa sua”» 

«È parecchio sollevato ma anche molto risentito». Con queste parole Mario Scarpa, l'avvocato difensore di Andrea Tibusche Bogdan – meglio noto con il nome di Andrea De Girolamo – descrive lo stato d'animo del suo assistito all'indomani della richiesta di archiviazione da parte della Procura di Rimini. Bogdan è stato accusato di appropriazione indebita dalla parlamentare M5s Giulia Sarti, finita nello scandalo Rimborsopoli durante la campagna elettorale per le mancate restituzioni di parte del suo stipendio al Movimento.


State valutando azioni penali o civili?


«Ovvio. Se lei venisse sbattuta su tutti giornali di Italia e accusata di essere una persona disonesta è chiaro che, nel momento in cui viene riconosciuta la sua innocenza, avrebbe voglia di rivalersi da questo attacco che ha ricevuto. Solo che il mio assistito non abita a Rimini e ci vorrà un po' per incontrarlo. Ma mi ha promesso che entro qualche giorno sarebbe venuto per fare il punto della situazione. Poi dopo decideremo come muoverci. Ora è all’estero per lavoro, ci siamo sentiti solo con e-mail e telefonate subito dopo la buona notizia della richiesta di archiviazione».

Chiederete un risarcimento danni?

«Naturalmente, lui ha subìto un danno enorme perché era una persona comune la cui integrità è stata distrutta. Ha perso importanti opportunità di lavoro, è stato costretto a rinunciare ad alcune iniziative che stava portando avanti, ha perso la sua onorabilità dalla sera alla mattina. È stato subito definito da tutti un disonesto, un approfittatore».

All’epoca di Rimborsopoli lei ha detto che fu addirittura massacrato, insultato da tutti gli esponenti del M5s.

«Altroché. Insulti, minacce. Gli fecero terra bruciata attorno. E poi il caso esplose a livello nazionale. Come peraltro sta succedendo anche adesso con la richiesta di archiviazione. All'epoca fu costretto ad allontanarsi anche da Roma perché lo cercavano tutti. Io gli ho subito consigliato di tenere un profilo molto basso e lui mi ha dato retta. Ha ricevuto delle opportunità di lavoro all’estero e dunque è andato via per qualche mese».

Che tipo di lavoro?

«Lui è un esperto informatico molto molto bravo. Infatti, si era conosciuto con la persona che lo ha querelato (Giulia Sarti ndr) proprio per la sua competenza, perché lei aveva dei problemi con delle sue foto intime che giravano sul web. Lui per questa ragione è andato a Roma e poi è rimasto lì, prima di essere costretto a lasciare la città per la bufera in cui è stato coinvolto suo malgrado».

Cosa pensa delle chat riportate sulle carte della Procura?

«Lui, nell'esatto momento in cui è venuto a conoscenza della querela nei suoi confronti, si precipitò letteralmente a Rimini. Arrivò la sera alle 11 e il magistrato lo volle sentire subito, anche per evitare che parlasse con me, affinché la sua deposizione fosse assolutamente genuina, affinché non lo consigliassi neppure. E dalle 23 alle 3 di notte rilasciò la sua dichiarazione».

E i suoi apparecchi?

«Mise a disposizione tutto quello che poteva: computer, telefono, tutto. Poi c’è stato un perito, un esperto nominato dal pubblico ministero, che ha tirato fuori di tutto e il magistrato ha tirato le conclusioni in base agli elementi che ha acquisito. È stata un’indagine da subito molto accurata. È significativo che sia giunto a queste conclusioni di richiesta di archiviazione. Più significativo che in altri casi».

Dunque, corrisponde al vero che Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi hanno chiesto a Sarti di denunciare Andrea Bogdan?

«Secondo me sì, questo è venuto fuori e questo è successo: lei è stata mal consigliata. È stata una mossa azzardata, a mio parere, perché alla fine le conseguenze sono state devastanti, tutta questa attenzione l’hanno sollevata loro: a chi ha giovato?»

Ma potrebbe esserselo inventato a lei? Potrebbe avere usato Casalino come scudo?

«No, e anche se l’avesse fatto sarebbe ancora peggio. Perché questo potrebbe indurre tutti a pensare che ci fosse della malafede. E se c’è della malafede quando una persona denuncia un’altra persona (io accuso uno pur sapendolo innocente) questo integra perfettamente il reato di calunnia. Tengo a precisare che nei confronti di quest’altra persona (Rocco Casalino ndr) non abbiamo valutato alcuna azione legale».

Invece il suo assistito non intende lasciar perdere.

«Esatto. E in questi casi è normale perché è giusto che se uno ha subìto dei danni poi possa chiedere di essere risarcito. Nessuno lascerebbe perdere in un caso simile, assolutamente no».

A proposito di malafede, si può dire che Sarti, all’epoca di Rimborsopoli, fu "perdonata" e riammessa sulla base della buona fede dei vertici del M5S?

«In sostanza è quello che è successo. La questione è rientrata perché la sua linea è stata interpretata come un chiarimento: "ho sbagliato, scusate, ecco i soldi, se non sono stati dati per tempo non è stato per colpa mia"».

Nel frattempo qualcuno ha pagato per queste affermazioni.

«Caspita! E non poco. Perché Andrea Bogdan ha dovuto allontanarsi da tutto. E in più, siccome è diventato un personaggio noto suo malgrado, non è stato facile per lui avere una vita normale per diversi mesi. Tutta la stampa nazionale e le reti televisive hanno avuto – e oggi hanno di nuovo – i riflettori puntati su questa vicenda. Ovviamente prima era lui il capro espiatorio. Credo che sia stato sottovalutato il fatto di accusare lui e dire: "guardate, io non c'entro, è stata sola colpa sua". Forse c'erano in gioco carriere politiche ma è stata una mossa azzardata da parte loro».

E ora?

«C'è una cosa molto significativa che dobbiamo sottolineare: nessuno ha fatto opposizione alla richiesta di archiviazione. Qualcosa vuol dire, no? Ci sono gli strumenti per opporsi all’archiviazione ma non sono stati messi in atto».

È una ammissione di colpa?

«Lei cosa ne dice?»

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