Venezuela, Guaidó: «Se mi arrestano ci sarà una risposta senza precedenti»

Il leader dell’opposizione mette in guardia sulle conseguenze di un attacco diretto contro di lui. Mentre al confine con la Colombia centinaia di militari hanno abbandonato la Guardia Nazionale

Non c’è fine alla crisi venezuelana. Nel Paese latinoamericano, piombato in una profonda crisi economica e politica, la popolazione è affamata e gli aiuti umanitari stentano a passare attraverso il confine colombiano. Maduro non molla, ma il leader dell’opposizione Juan Guaidó ha promesso che in un modo o nell’altro l’assistenza umanitaria entrerà nel Paese. Il presidente dell’Assemblea nazionale ha lanciato un altro avvertimento: «Se mi arrestano ci sarà una risposta senza precedenti, sia della gente sia della comunità internazionale», ha detto Guaidó in un’intervista a Noticias Caracol. Nel frattempo Washington, che fino all’ultimo aveva fatto trapelare l’ipotesi di un intervento militare in appoggio a Guaidó, ha chiarito che verranno applicate altre sanzioni: «Abbiamo annunciato alcune sanzioni ieri, ce ne saranno altre questa settimana e ce ne saranno altre ancora, Continueremo a imporre sanzioni ai funzionari del regime e alle persone che si occupano delle loro finanze», ha detto l’inviato speciale all’Onu, Elliot Abrams.


Intanto, dopo gli scontri del weekend avvenuti nella città di Santa Elena de Uairén al confine con il Brasile, durante i quali sono morte quattro persone e circa 300 sono rimaste ferite, almeno 320 soldati e membri della Guardia Nazionale del Venezuela hanno disertato e cercato asilo in Colombia. Lo ha riferito Christian Kruger, direttore di Migracion Colombia, l’organizzazione pubblica che gestisce l’arrivo degli stranieri nel Paese latinoamericano: «Stiamo già superando la cifra di 320 e alla fine della giornata, se la tendenza continua, supereremo i 400», ha detto il funzionario, sottolineando che il flusso è iniziato con 28 soldati sabato 23 febbraio e da allora il numero è cresciuto ininterrottamente.


Lunedì 25 febbraio, il leader dell’opposizione venezuelana ha incontrato il vicepresidente americano Mike Pence in Colombia. Nel vertice, a cui hanno partecipato i paesi latinoamericani del Gruppo Lima, il braccio destro di Trump ha ribadito il suo appoggio a Guaidó. La Casa Bianca è stata tra i primi sostenitori di Guaidó come presidente ad interim del Venezuela, minacciando anche un intervento militare. Gli aiuti continuano a essere bloccati al confine e il Presidente in carica Maduro ha più volte ribadito di non essere disposto ad aprire le frontiere. Il delfino di Chavez sostiene che l’aiuto umanitario sia un’azione di propaganda statunitense e un tentativo di entrare nel Paese. Il presidente colombiano Ivàn Duque ha fin da subito aperto le porte ai disertori in fuga dal Venezuela, mostrando il suo sostegno a Guaidó.

Kruger ha riferito che la maggioranza dei militari è fuggita in Colombia attraverso i punti di confine di Cúcuta, La Guajira e Arauca, ma ci sono stati casi di soldati che si sono presentati direttamente alle strutture di Migracion Colombia a Medellín e Bogotá. Per quanto riguarda i ranghi e i gradi, ci sono «tutti i livelli e tipi di forze armate», dai maggiori, ai capitani e agli ufficiali. «Il tema interno delle forze militari e della Guardia nazionale è fondamentale, e questo è il chiaro riflesso della situazione attuale in Venezuela», ha detto Kruger in merito al fenomeno dei militari in fuga. Ma il leader dell’opposizione sembra avere un largo appoggio anche all’interno del Paese. Secondo la società venezuelana di sondaggi Datanalisis: «Guaidó è oggi il leader indiscusso dell’opposizione, ha un livello di supporto equivalente a quello di Chavez negli ultimi 20 anni», ha detto l’esperto Luis Vincente Leon in un’intervista a una radio locale.

«La gente non sa, né si preoccupa di quale partito sia membro, ma solo che Guaidó rappresenta la speranza». Per l’analista, nessun leader dell’opposizione negli ultimi due decenni ha avuto «numericamente il sostegno popolare» che ha attualmente Guaidó, e questo si riflette nei sondaggi. Leon ha poi reso noto che, in base ai dati dell’ultimo studio di opinione condotto da Datanalisis, il presidente in carica, Nicolas Maduro, ha l’appoggio del 20% dei venezuelani, «che sono alla disperata ricerca di un cambiamento», ha concluso l’esperto. 

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