Salvini: «Riapriamo le case chiuse». FdI: «Il M5S contrario? Le prostitute prenderanno il reddito di cittadinanza»

Il ministro dell’Interno rilancia una proposta del programma della Lega, ma che non è nel contratto di governo. De Bertoldi di Fratelli d’Italia: «Tra i beneficiari del reddito chi lavora in nero come malviventi, nomadi e prostitute». Come funziona il modello austriaco che vorrebbe Salvini e perché anche in quel Paese lo sfruttamento non è superato

Matteo Salvini torna alla carica su un tema forte del programma della Lega, ma che potrebbe creare nuovi attriti con l’alleato di governo: la riapertura delle case chiuse. Oggi, a Monfalcone, a margine della consegna della nave Costa Venezia, ha dichiarato: «Ero e continuo a essere favorevole alla riapertura delle case chiuse. Non c’è nel contratto di governo, perché i 5S non la pensano così, però io continuo a ritenere che togliere alle mafie, alle strade e al degrado questo business, anche dal punto di vista sanitario sia la strada giusta e che il modello austriaco sia quello più efficiente».


Se dal fronte pentastellato non arrivano risposte, è dall’ex alleato della Lega – e attuale alleato nelle coalizioni uscite vincitrici dalle consultazioni regionali di Abruzzo e Sardegna – Fratelli d’Italia che arriva la stoccata: «Matteo Salvini dice di voler reintrodurre le case chiuse per togliere “alle mafie, alle strade e al degrado questo business”. Ma è costretto ad ammettere la contrarietà del M5S, che su questo tema non è assolutamente d’accordo. Ne saranno felici le prostitute, che in questo modo potranno ricevere il reddito di cittadinanza, visto che tra i beneficiari molti saranno quelli che guadagnano in nero e tra questi, oltre a malviventi, nomadi e delinquenti ci saranno proprio le prostitute». A dichiararlo è il senatore di Fratelli d’Italia, Andrea de Bertoldi, segretario della Commissione Finanze e Tesoro.


Come funziona in Austria

Ma come funziona il modello austriaco a cui fa riferimento il ministro degli Interni? In Austria la prostituzione è normata per legge e le donne che “esercitano” nei club (chiamati Puff) sono a tutti gli effetti delle libere professioniste. In queste vere e proprie case chiuse possono affittare una stanza, pagando un canone settimanale: tutto ciò che guadagnano va direttamente a loro (almeno ufficialmente). Le prostitute dovrebbero conseguentemente pagare le tasse, ma non è così semplice perché è difficile tracciare la loro attività e i clienti, per ovvie ragioni, non chiedono mai fattura. Per le ragazze che si prostituiscono è previsto per legge l’obbligo di visite mediche settimanali per il controllo dell’Hiv e delle malattie sessualmente trasmissibili, visite che sono a carico del sistema sanitario nazionale.

L’altra faccia di questo sistema, che sembra fondarsi sull’adesione volontaria delle professioniste del sesso, è che spesso anche all’interno di questo sistema normato le donne sono sfruttate in maniera simile a quella dei Paesi in cui la prostituzione è punita dalla legge. È il caso delle donne vittime di tratta che arrivano, o vengono portate, in Austria e a cui vengono proposti lavori poco qualificati, ma “regolari”: presto queste donne finiscono rapidamente nel circuito della prostituzione, anche perché costrette a ripagare il viaggio dal loro Paese d’origine. La maggior parte delle prostitute che lavorano in Austria sono straniere e buona parte di queste proviene dai Paesi dell’est dell’ex blocco sovietico o dall’Africa sub-sahariana.

Al di là delle questioni legate allo sfruttamento, che probabilmente non sarebbe sconfitto con la legalizzazione della prostituzione, come evidenziato ad esempio dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, la proposta non convince neanche le Onlus legate a quell’universo, come il Comitato per i diritti civili delle prostitute. Pia Covre, fondatrice dell’associazione, dichiara infatti: «Le case chiuse di Salvini penso siano un sistema di distrazione di massa. Dell’argomento se ne parla sempre in campagna elettorale, quando non si vogliono affrontare i problemi reali».

A proposito della proposta del ministro dell’Interno aggiunge: «Poiché con l’Autonomia si distaccheranno le regioni più ricche, al Governo hanno pochi soldi ed hanno deciso di fare cassa con i proventi della prostituzione. Bisognerà vedere se le sex worker pagheranno le tasse». Precisa, inoltre, portando un dato a sostegno della sua teoria: «Forse non sanno che in Germania su 200 mila lavoratrici soltanto 6 mila si sono regolarmente iscritte». La stessa Covre, intervistata da Open lo scorso 13 febbraio, aveva dichiarato: «Le case chiuse sono una galera. Ti rinchiudono in un bordello se hai le carte per starci o in un centro di espulsione se non ce le hai: è galera in ogni caso. Tra l’altro, i controlli sanitari obbligatori sono inumani e inaccettabili»

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