Primarie Pd, Zingaretti vince e va a Torino: «Visiterò i cantieri della Tav»

Affluenza sopra le aspettative degli organizzatori: supera 1,8 milioni. Il neo-segretario si augura di poter riportare nel Partito Democratico i delusi che si sono allontanati. Matteo Renzi twitta: «Adesso basta col fuoco amico»

La prima mossa da segretario del Pd sarà «simbolica e importante»: visitare i cantieri della Tav sui quali il Governo, dopo mesi di discussioni, è ancora più che mai diviso. Alle 15 del 4 marzo, Zingaretti, andrà a Torino dove incontrerà il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Il neo segretario ha stravinto le primarie, staccando in modo netto i suoi concorrenti, Martina e Giachetti.


Una vittoria netta

Mano a mano che si concludono le operazioni di scrutinio, nelle primarie Pd si delinea una nuova sfida dal valore non solo simbolico; Nicola Zingaretti, vicino a una percentuale del 70%, potrebbe ottenere più voti di quelli che ottenne due anni fa Matteo Renzi nelle primarie che lo videro prevalere su Orlando e Emiliano pochi mesi dopo la sconfitta al referendum costituzionale.


Nel 2017 i votanti furono 1.838.938 e Renzi venne eletto con 1.257.091 voti. Ora il presidente della Regione Lazio sembra avere a portata del suo risultato quella quota, che alla vigilia sembrava irraggiungibile. I dati ufficiali arriveranno il pomeriggio del 4 marzo, ma l'affluenza sembra essere vicina a 1.800.000. Sembrano essere serviti gli appelli al voto di Prodi, Veltroni, Letta, Renzi e Calenda.

Il neo-segretario Zingaretti, all'insegna del fairplay, ha dichiarato: «Sono contento del protagonismo di Renzi», ben consapevole che la maggioranza dei gruppi parlamentari risponda proprio al senatore di Scandicci. Mentre nel comitato elettorale di Giachetti, si ribadiva l'importanza dell'ex presidente del Consiglio e dei voti di distanza tra il secondo e il terzo classificato.

Le prime dichiarazioni di Nicola Zingaretti dopo la vittoria alle Primarie 2019

I dati dell'ufficio elettorale

Secondo i dati dell'ufficio elettorale del presidente della Regione Lazio, diffusi nella tarda mattinata del 4 marzo, Zingaretti avrebbe vinto con il 67,65% dei consensi. I voti scrutinati, al momento, sarebbero 1.176.467 dei quali 795.833 per Zingaretti. Maurizio Martina si fermerebbe al 20,27% (238.479 voti) e Roberto Giachetti al 12,08% (142.155 voti). Mancherebbero tuttavia molti dati di Campania, Basilicata, Lazio, Sardegna, Piemonte, Calabria, Sicilia.

Significativo del risultato che si sta delineando il primo dato definitivo giunto dai seggi della provincia di Milano, che da sola ha pesato per 95.783 voti, e in cui Zingaretti ha conquistato il 68,2%, pari a oltre 65.300 voti. Così anche nel resto della Lombardia (che, va ricordato, è la regione di Martina).

Il neo-segretario del Pd, che verrà nominato ufficialmente nell'assemblea del 17 marzo, ha ringraziato l'Italia «che non si piega e vuole arginare un governo illiberale. Io non mi intendo capo, ma mi intendo leader di una comunità». Paolo Gentiloni, che lo ha sostenuto, dovrebbe diventare presidente del Pd. E a poche ore dalla chiusura del voto è arrivato l'augurio-avvertimento via twitter – come ormai da tradizione per gli esponenti dem – di Matteo Renzi: «Adesso basta con il fuoco amico».

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La dedica di Zingaretti e le reazioni degli sconfitti

Zingaretti, in un discorso di oltre 20 minuti, ha dedicato la vittoria a Greta Thunberg, la ragazza svedese che lotta contro i cambiamenti climatici, ai poveri e ai giovani disoccupati e ha promesso un Pd inclusivo, aperto a una nuova alleanza di centrosinistra. La sua leadership era stata riconosciuta già un'ora dopo la fine del voto. Roberto Giachetti, che dovrebbe arrivare terzo, ha chiamato Zingaretti e si è complimentato, rilanciando l'hashtag «Altro che macerie».

«Buon lavoro Segretario!» ha twittato invece Maurizio Martina, che dovrebbe chiudere intorno al 18% dei voti. «Da oggi sempre più #fiancoafianco nel PD per l'Italia», ha detto il segretario reggente dei dem annunciando di volere regalare a Zingaretti la maglietta simbolo della sua campagna elettorale: «Siamo una somma, non una divisione».