Giulia, la ragazza dei cartelli anti-fascisti: «I fan di Salvini mi hanno insultata per mesi, ho risposto così»

Giulia Viola Pacilli, questo il nome della ragazza ritratta nella foto diffusa dal ministro dell’Interno sui social, per la seconda volta a causa dei suoi cartelli antifascisti. A Open la 22enne ha raccontato le motivazioni del suo gesto e che cosa pensa del vicepremier leghista

Nella mattinata del 4 marzo, gli account socialdel ministro dell'Interno Matteo Salvini hanno rilanciato la foto di una ragazza dai capelli rossi scattata durante la manifestazione contro il razzismo organizzata a Milano nella giornata di sabato 2 marzo. Ilvicepremier, commentando con un "ironico" «che gentil signora» e unemoticonsorridente, ha pubblicatola fotografia della giovane, ritratta con in mano il cartello«Meglio buonista e puttana che fascista e salviniana», aizzando i suoi follower, che si sono scatenati commentando con ogni tipo di epiteto l'immagine.


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Non è la prima volta che accade, già in passato il ministro dell'Interno ha dato in pasto le fotografie di manifestanti anti-governo permettendo ai propri fan ed elettori di insultarle in qualsiasi maniera, senza alcun tipo di moderazione.È successo di nuovo oggi con Giulia Viola Pacilli, la ragazza dai capelli rossi della manifestazione di Milano. Giulia, rispetto agli altri manifestanti finiti negli screenshotdel ministro dell'Interno, ha una particolarità: è già la seconda volta che viene rilanciata da Salvini per i suoi cartelli.

Giulia ha 22 anni.Vive a Vanzago, in provincia di Milano, e nella vita lavora a teatro. Dopo un corso professionalizzante per attori con Quelli di Grock, adesso insegna teatro e staportando in giro uno spettacolo intitolato Voi quella notte, voi c'eravate, dedicato a Gelsomina Verde, una vittima innocente di camorra.

Le tue foto, con un cartello tra le mani, erano già diventate virali una volta. Quando?
«Quasi un anno fa. Era il febbraio del 2018. Dopo quello che era successo a Macerata, con l'attacco di un uomo avvolto nella bandiera italiana a delle persone di colore, erano state organizzate delle manifestazioni contro il razzismo. Io avevo partecipato a quella di Milano. Era un movimento molto spontaneo, apartitico».

Giulia, la ragazza dei cartelli anti-fascisti: «I fan di Salvini mi hanno insultata per mesi, ho risposto così» foto 1

Cosa avevi scritto sul tuo cartello quella volta?
«La frase che avevo scelto era: “Stranieri non lasciateci soli con i fascisti”. Qualcosa di Sinistra, una pagina Facebook, aveva pubblicato la mia foto con questo cartello. I miei amici mi avevano taggata nei commenti. La foto è iniziata a girare, anche su pagine di altro tipo. Da qui sono stata bombardata da messaggi terribili, insulti, minacce di morte e di violenza, anche auguri di malattie terminali».

Come ti hanno contattata? Solo sul web o qualcuno ti ha cercata fisicamente?
«Mi hanno scritto privatamente, su Facebook Messenger. Appena è scoppiata la bomba ho cercato di tutelare la mia privacy su Facebook. La tempesta è durata un mesetto, poi è passata».

Hai mai denunciato chi ti ha scritto?
«L'anno scorso ci stavamo muovendo per farlo. Un'avvocatessa del movimento Non Una di Meno mi aveva aiutato a capire cosa fare. Io avevo fatto le segnalazioni e bloccato i contatti ma poi, per una questione di tempo, non si era fatto nulla. Quest'anno di messaggi di odio ne ho ricevuti pochi, la maggior parte sono di incoraggiamento. Vediamo adesso cosa succede dopo che Salvini ha ripubblicato la foto. Per il momento ci sono solo tanti commenti ma sinceramente non ho voglia di leggerli tutti e segnarmi nomi e cognomi».

Anche lo scorso anno Matteo Salvini ti aveva condiviso.
«Sì, aveva fatto un collage con una mia foto con il cartello e quella di una ragazza che manifestava a Macerata. Poi però l'aveva rimosso».

La prima volta ti aspettavi tutto questo polverone?
«Assolutamente no. Anche perché mi sembrava un cartello molto ironico e neanche particolarmente brillante. Non avrei mai pensato che sarebbe diventato così virale».

E di finire sui social di Salvini?
«Certo che no. Quella mattina mi scrisse un amico per dirmi che mi aveva pubblicato Salvini, non pensavo che uno con un ruolo politico del genere lo avrebbe fatto. Mi ha dato in pasto alla gogna mediatica e ha dato il via libera alla violenza».

Perché, dopo tutti quei commenti, hai scelto di tornare in piazza con un altro cartello?
«Il tema di questa manifestazione era lo stesso dell'anno scorso e mi sembrava l'occasione più adatta per rispondere in maniera diretta a tutti quelli che mi avevano insultata per mesi, tra l'altro dandomi della buonista e della puttana. Il mio messaggio era: preferisco essere così che come siete voi. Non mi fate paura, vado avanti a sostenere quella che, al momento, è una battaglia per i valori umanitari».

Ti aspettavi che si replicasse il copione dell'altra volta?
«Non così tanto, di nuovo. Sapevo che sarebbe girato, anche perché in molti mi hanno riconosciuta alla manifestazione. Non pensavo che Salvini si prendesse la briga di condividermi di nuovo».

La prima volta che ti aveva condiviso Salvini era un eurodeputato. Oggi è ministro dell'Interno.
«Sì, è una persona che dovrebbe farsi carico della tutela di tutti i cittadini. Non mi ricordo un politico che dal dopoguerra abbia avuto un atteggiamento simile».

Se incontrassi Salvini di persona, cosa gli diresti?
«Credo che per prima cosa dovrei fare un respiro profondo, e contare fino a dieci. Gli chiederei dove abbia sepolto la propria coscienza. Perché invece di occuparsi di ciò che è davvero importante per il Paese preferisce fare un post su Facebook. Gli direi che l'Italia per cui lui urla tanto e di cui pensa essere il capitano non è tutta quella che invece esiste. Vorrei dirgli che l'Italia è anche quella che è scesa a Milano in piazza, per la pace e l'umanità. E che siamo nel 2019, che le idee di odio contro cui abbiamo manifestato sono destinate a morire. Non capisco perché si ostini così tanto a voler tornare indietro e fermare la storia».

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