Caso Giulia Sarti, Alessandra Mussolini: «Il revenge porn è una nuova forma di violenza»

L’europarlamentare ha commentato a Open la vicenda delle fotografie hard della parlamentare grillina che stanno circolando in rete:  «La trovo una cosa gravissima. Sessista, maschilista, violenta. È necessaria una legge»

Finita al centro dell’inchiesta Rimborsopoli de Le Iene per non aver versato le eccedenze di stipendio al fondo per il microcredito come imposto dalle regole interne del Movimento 5 Stelle, la parlamentare grillina Giulia Sarti è recentemente tornata al centro delle polemiche questa volta per un motivo molto diverso e che nulla ha a che fare con la sua attività politica. Con l’archiviazione della querela a carico dell’ex fidanzato e collaboratore della Sarti, Bogdan Tibusche, per appropriazione indebita, improvvisamente, dopo anni, sono tornate a circolare le fotografie hard della parlamentare grillina, quelle fotografie che a suo tempo proprio Bogdan avrebbe dovuto far sparire dalla circolazione in quanto inizialmente assunto dalla Sarti proprio per occuparsi di quel problema.


Sempre complice l’archiviazione, Le Iene sono tornate a occuparsi di Rimborsopoli, ma invece di fare chiarezza sulla vicenda hanno dedicato ampio spazio alle preferenze sessuali di Giulia Sarti. «Cosa c’è dentro il computer dell’ex fidanzato della deputata Giulia Sarti? È vero che è in possesso di filmini hard che la parlamentare dei Cinque stelle avrebbe girato con un sistema di telecamere montate in casa sua? Non perdetevi stasera Le Iene», con questo tweet il 10 marzo scorso i canali social del programma di Italia Uno hanno lanciato l’anteprima del servizio dedicato alla vicenda di Giulia Sarti, andato poi in onda nella serata del 12 marzo.


Ma che legame ci sarebbe tra i filmati hard della Sarti e le mancate restituzioni al fondo per il microcredito? In sostanza, secondo Bogdan, Sarti avrebbe utilizzato parte di quei soldi per acquistare un sistema di videosorveglianza da montare in camera da letto e tutta l’intervista a Bogdan è imperniata su una serie di detto-non detto e illazioni lasciate in sospeso. Proprio nelle giornate in cui il servizio de Le Iene è stato annunciato e messo in programmazione, sono tornate a circolare sul web le fotografie hard della Sarti, circostanza che ha portato tutto il Parlamento a difendere compatto – senza divisioni politiche di sorta – la collega e a criticare con veemenza l’indecente operazione senza alcuna esitazione. Per commentare la vicenda, Open ha raggiunto telefonicamente l’europarlamentare Alessandra Mussolini.

Onorevole Mussolini, che idea si è fatta della vicenda Sarti?

«Io ho visto una di queste foto, me l’hanno fatta vedere. La prima cosa che ho pensato è stata: “Ma questa cosa è gravissima”. Sessista, maschilista, violenta. Trovo sia di una violenza incredibile, nell’immagine si vede questo ragazzo lucido, che guarda in camera e lei così abbandonata, se vogliamo. Assurdo che si possa arrivare a fare una cosa del genere. Questa delle fotografie diffuse sul web è una nuova arma, una vera e propria forma di violenza. Tutta la mia solidarietà alla Sarti».

Secondo lei è stata fatta apposta?

«Sembrerebbe di sì, ma non posso dirlo con certezza. Il risultato comunque è quello, soprattutto dopo quello che è successo recentemente alla Sarti, Purtroppo, come ho detto, siamo di fronte a una nuova forma di offesa, di possibilità di far male a una persona. Uno magari può anche fare una foto in maniera consapevole, si fida della persona con cui si trova, e poi invece dopo tempo si trova a dover subire questa violenza, a vedere le proprie foto intime diffuse senza consenso».

Le fotografie hanno ripreso a circolare insistentemente proprio dopo la pubblicazione di articoli e interviste con dettagli e informazioni su questi video e queste immagini. Crede che il sistema mediatico abbia delle colpe?

«Al di là del servizio de Le Iene, che non ho visto, io credo che l’accanimento venga dopo. Magari i giornalisti possono anche sbagliare, ma secondo me il punto importante è come vengono divulgate questo tipo di foto, sembra una cosa fatta apposta per fare male a una persona, per rovinarla. Mi sembra costruita, ecco, sembra avere proprio quella finalità. Questo nuovo strumento di offesa è molto efficace. Spero che la pubblicazione di queste foto senza consenso sia un reato, lo spero vivamente.

C’è un vuoto normativo al momento

«Andrebbe colmato, è una forma di violenza gravissima. Perché lo sappiamo poi cosa può succedere: una persona si fa la foto, questa viene girata magari all’amico, l’amico la mette in rete e succedono le tragedie, come purtroppo abbiamo già visto. Non tutti hanno la forza di reagire».

Un’ultima domanda: lei recentemente ha difeso Monica Cirinnà e le sue dichiarazioni hanno creato piuttosto scalpore. C’è qualcosa che vorrebbe dire alle persone che sono rimaste sorprese dalla sua posizione?

«Chi si è stupito vuol dire che non mi conosce bene. Io ho studiato a fondo la normativa sulle unioni civili e ho detto che a me piacciono molto non perché rinnego la famiglia, ma perché l’unione civile – rispetto al matrimonio che pone al centro un bene superiore che è la famiglia e tutelato dalla Costituzione – mette al centro il singolo, l’individuo. A me questo piace, perché lo trovo un fatto consapevole, bello, di civiltà. La convivenza la trovo una cosa di serie c, non mi piace, l’unione civile invece la trovo più seria perché è consapevole, quasi più consapevole del matrimonio, arrivo a dire, perché c’è la forte consapevolezza del diritto individuale, con maggiore assunzione di responsabilità. Mica si rinnega il matrimonio o la famiglia dicendo questo, semplicemente trovo la legge sulle unioni civili molto positiva perché rispetto a quella sul matrimonio pone l’accento sull’individuo, sulla persona. A me questo piace».