Imane Fadil, gli esperti: «Nessuna traccia di radioattività negli organi»

La procura continua a seguire la pista dell’ avvelenamento. L’autopsia entro la fine della settimana

Non c’è nessuna traccia di radioattività sul corpo di Imane Fadil, la modella conosciuta per essere stata testimone nel processo Ruby Ter, in cui Silvio Berlusconi è accusato di aver corrotto alcune invitate alle “cene eleganti” di Arcore per indurle a mentire nei processi Ruby e Ruby bis. La conferma è arrivata dalle analisi sul fegato e i reni della ragazza, morta in circostanze sospette e non ancora chiarite all’ospedale Humanitas di Milano, dopo aver denunciato di essere stata avvelenata.


Le analisi sono state eseguite dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, supportata da fisici nucleari ed esperti della materia. Prima di procedere con l’autopsia, che era stata posticipata proprio per evitare che i medici potessero entrare in contatto con eventuali radiazioni, bisognerà aspettare l’esito delle controanalisi del centro ricerche Casaccia dell’istituto Enea di Roma. L’esito è previsto per la fine della settimana.


Cosa cambia dopo queste analisi?

In sostanza, nulla. Imane Fadil potrebbe essere morta per una malattia rara e non ancora scoperta oppure per avvelenamento. Le due ipotesi, al momento, hanno pari dignità, anche perché resta da capire come sia possibile che nel sangue della ragazza siano state trovate tracce di metalli in quantità di gran lunga superiori ai limiti.

Imane Fadil ha detto di essere stata avvelenata e pochi giorni dopo è morta. Durante la degenza, i medici dell’Humanitas hanno seguito tutte le piste possibili, dal tumore alle malattie più rare come il Lupus, senza mai arrivare a una diagnosi.

A quel punto hanno preso in considerazione l’ipotesi avvelenamento. Dalle analisi su 100 metalli, 5 sono risultati superiori alla media. Nel caso dell’antimonio parliamo di valori 100 volte superiori ai limiti consentiti. Questi sono i fatti, le tessere del mosaico. Ma il quadro che ne verrà fuori è tutto da scrivere.

Le ipotesi sui metalli

È ancora troppo presto per stabilire un legame tra la presenza dei metalli e la morte di Imane Fadil. E le domande a cui rispondere sono davvero tante. La ragazza non ha mai lavorato in una fonderia. Come è possibile che siano state riscontrate quantità così massicce di quei cinque metalli?

È possibile che i valori di quei cinque metalli fossero addirittura superiori a quelli riscontrati dopo la sua morte? L’ipotesi non è da scartare. La ragazza è stata sottoposta a diverse trasfusioni di sangue che potrebbero aver alterato i risultati delle analisi, mostrando quantità inferiori a quelle reali.

Secondo il direttore del centro antiveleni Locatelli le quantità riscontrate non sono mortali. Ma quantità superiori, non individuate dalle analisi a causa delle trasfusioni, avrebbero potuto esserlo. Insomma, le ipotesi sul tavolo sono molte. E l’impressione è che ci vorrà molto tempo per fare chiarezza.

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