Perché aumentano le richieste di disoccupazione, e non c’entra il reddito di cittadinanza

L’Inps certifica l’aumento del 13,4% delle domande di disoccupazione a gennaio 2019 rispetto all’anno precedente. Tra le cause principali il Decreto dignità e l’andamento dell’economia, non il reddito di cittadinanza

A gennaio 2019 sono state presentate 201 mila richieste di disoccupazione, il 13,4% in più rispetto allo stesso mese del 2018. Sono i numeri diffusi questa mattina dall’Inps. Questi dati certificano una crescita che non può che generare qualche interrogativo, soprattutto in un momento di cambiamenti sia della normativa sul lavoro che dell’economia.


Infatti questa crescita, che in realtà è iniziata nel secondo semestre dello scorso anno, si è verificata nello stesso periodo in cui, nell’ordine, è stato approvato il Decreto dignità, è stato finanziato in legge di Bilancio il reddito di cittadinanza e, soprattutto, la crescita italiana è virata in terreno negativo.


I motivi dell’aumento di richieste di disoccupazione

Quali di queste ragioni hanno generato una crescita delle richieste di disoccupazione? Ci sentiamo di poter escludere il reddito di cittadinanza, sia perché il dato è su gennaio quando ancora non si conoscevano i requisiti di accesso, sia perché l’aumento è stato determinato dalla crescita di richieste di NASpI (indennità mensile di disoccupazione per lavoratori subordinati con rapporto di lavoro cessato involontariamente dal 1° maggio 2015).

La NASpI è l’indennità mensile di disoccupazione introdotta nel 2015 dal Jobs Act e si rivolge a chi si trova nello stato di disoccupazione involontaria. Questo significa che, tranne in alcuni casi particolari, non viene erogata a chi presenta le dimissioni, ossia decide volontariamente di cessare un rapporto di lavoro.

Per questo motivo non è possibile pensare, come qualcuno ha fatto, che l’aumento delle domande di disoccupazione sia una corsa alle dimissioni per ottenere il reddito di cittadinanza. Anche perché per ottenerlo occorrerebbe presentare l’Isee relativo all’anno precedente che, in caso di un lavoro pieno, sarà con buona probabilità più elevata della soglia massima per beneficiare del reddito di cittadinanza.

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Le domande sono aumentate di oltre il 13% rispetto al 2018. Le cause principali sono il Decreto dignità e l’andamento dell’economia

Ha inciso il Decreto dignità?

Veniamo quindi alle eventuali responsabilità del Decreto dignità. Queste sono molto più probabili perché la crescita di chi richiede la disoccupazione potrebbe essere determinata da quelle persone alle quali non è stato rinnovato un contratto a termine a causa delle nuove norme. Persone che hanno maturato i requisiti per poter accedere alla Naspi e che la richiedono per avere un sostegno al reddito nel periodo di non lavoro e di ricerca di un nuovo impiego.

A questi casi si aggiungono le difficili condizioni economiche del Paese, dimostrate oltre che dai dati sul Pil e sulla produzione industriale dall’aumento di richiesta di Cassa integrazione straordinaria certificata sempre oggi dall’Inps. Imprese, quindi, che faticano a mantenere la produzione ai livelli degli ultimi semestri e imprese che non rinnovano contratti per motivi economici oltre che per il Decreto dignità.

I possibili scenari

Sono dati che iniziano a mostrare la ricaduta sull’economia reale e sulla vita dei lavoratori di tutte le avvisaglie dei mesi scorsi. Difficile pensare che il reddito di cittadinanza (depotenziato dopo la scelta di non investire sui navigator) possa aiutare le persone mentre cercano un nuovo lavoro.

Ancor più difficile immaginare imprese che a fronte dei pensionamenti permessi da Quota 100 si azzardino a fare nuove assunzioni, soprattutto se proprio in virtù del Decreto dignità hanno investito per stabilizzare i talenti che non volevano perdere.

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