A proposito della finta prima pagina de «La Repubblica»

In questi giorni sta circolando una falsa prima pagina del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari con titoli del tutto assurdi in merito all’attentato di San Donato Milanese. Ecco perché non fa ridere  

In questi giorni è circolata una falsa prima pagina del quotidiano La Repubblica con titoli del tutto assurdiin merito all’attentato di San Donato Milanese. A parte il titolo principale «Incidente a San Donato» su cuil’utente focalizza la sua attenzione, troviamo disseminati dei piccoli elementi che fanno comprendere la bufala: un editoriale di Roberto Saviano «Quando l’amore brucia più del fuoco» e la pubblicità della Open Society di George Soros in alto a destra, troviamo pure un articolo della sezione Affari & Finanza che neanche Salvatore Aranzulla sarebbe capace di scrivere: «Smantellare lo Stato in cinque facili mosse. Oggi si può».

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La falsa prima pagina di Repubblica.

«Guarda che cog***ni, hanno preso sul serio lo scherzo». «Abbiamo toccato un nervo scoperto». «Non si può più scherzare!». Queste sono alcune delle reazioni di fronte alla successiva smentita del quotidiano che si è sentito in dovere di difendere il suo nome di fronte agli attacchi di chi c’è cascato. Non è la prima volta che qualcuno condivide con convinzione una bufala per poi, una volta scoperto l’errore, difendersi con battutine e prese in giro come se il gesto fosse premeditato. Ci sono quelli che una volta beccati cancellano la condivisione e quelli che a posteriori condividonoper sbeffeggiare chi ci ha creduto o chi si è permesso di spiegare che si trattava di una bufala. Gli scherzi si possono fare, ma non è detto che tutti siano in grado di capire di cosa si tratta, soprattutto se la fonte non è effettivamente nota per certe pubblicazioni.

Siti come Lercio hanno un obiettivo dichiarato e i suoi autori sono noti per i titoli parodia dei quotidiani italiani, ingannevoli e al limite dell’incredibile come «La CEI farà riscrivere la Bibbia al ministro Fontana», «M5S, De Vito si pente: “Restituirò metà delle mie arance”» o «Primarie PD, Zingaretti rivela il segreto della sua vittoria: “Non ho mai nominato il PD”». Lo scherzo può essere scambiato per qualcosa di vero,i ragazzi di Lercio ne sono assolutamente consapevoli e per questo le loro opere superano l’assurdo per ridurre il rischio del fraintendimento.

Anche il personaggio Martina Dell’Ombra esagera, e molto, attraverso interventi come «Ho creato la linea Immigration by Vuitton perché si sentano come noi» o «Serve l'iPhone di cittadinanza». Più borderline rispetto agli altri è Ermes Maiolica, che tra i suoi fake più riusciti annoverala falsa pubblicità della cedrata Tassoni «senza olio di palma». Per carità, ma siete davvero in grado di credere che il ministro dei Trasporti francese si dimettaperché è l'omologa del nostranoToninelli? Ma un titolo come «Incidente a San Donato», il principale della finta prima pagina di Repubblica e dopo quello che è successo, non è satira.

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Alcuni titoli presenti nel sito di Lercio.

I bufalari che usano certe pratiche, come quella della falsa prima pagina del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, non puntano alla risata, ma a generare rabbia e indignazione, facendo leva sulla credulità altrui e suchi prende troppo sul serio ciò che hanno creato. A contribuire alla diffusione è stato l’utente Matteo Brandi (@mat_brandi) – aggiornamento a fine articolo – , che dopo aver scritto con convinzione «In anteprima, la prima pagina di Repubblica di domani sulla tentata strage di studenti a #SanDonatoMilanese» ha cancellato il tweet. Non si è difeso come hanno fatto altri, cercando di ridicolizzare chi l’ha presa sul serio o chi si è permesso di spiegare che si trattava di una bufala. Matteo è una vittima? Non sarebbe l’unico, basta vedere Luca che scrive «Stanno truccando le carte come sempre» o @2009Daria che domanda se a Repubblica si sono bevuti il cervello.

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Alcuni commenti al tweet contenente la bufala della prima pagina di Repubblica.

Esistono fin troppi casi in cui la satira viene usata come scudo per creare contenuti bufalari della peggior specie, diffusi da canali non riconosciuti in quanto satirici, fornendo con difficoltà elementi che permettono anche all’utente meno skillato di riconoscere la falsità. Chi non conosce il personaggio di Jessica Jones farà fatica a scoprire che la donna presente in un meme non è la sorella di Laura Boldrini che gestisce cooperative per l’accoglienza dei migranti. Pensate che la bufala di Umberto Eco che insultava i 5 Stelle perché votavano «No» al referendum costituzionale del 2016 era risultata credibile perché gli utenti non sapevano che era deceduto diversi mesi prima. Sul caso Boldrini, nel 2017 ho avuto una discussione con l’attuale ministro delle politiche agricole e alimentari Gian Marco Centinaio che, ignaro dei rischi riguardanti la sua diffusione,aveva condiviso una bufala sulla Presidente della Camera – tra l'altro creata da un suo conoscente. Una discussione costruttiva, conclusa con serietà e sensibilità da parte del leghista, che mi ha ringraziato e ha chiesto scusa all’interessata.

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I ringraziamenti di Gian Marco Centinaio e le scuse a Laura Boldrini.

Se davverovolete approfondire e dedicarvi alla satira per quello che è, andate su Lercio.it, imparate a conoscere la vera Martina Dell’Ombra e quel bufalaro di Ermes Maiolica – in questi giorni in tour – e lasciate stare i Saolini o presunti trollini del Kekistan.

(Questo non è un articolo di debunking, nel caso servisse specificarlo).

Aggiornamento

Pare che l'autore dell'immagine sia lo stesso Matteo Brandi. A seguito delle discussioni con gli altri utenti è stato sospeso per 6 giorni da Twitter, probabilmente a causa delle segnalazioni fatte nei suoi confronti.

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