Vaccini, ecco l’emendamento congiunto M5S-Lega per abolire l’obbligo nelle scuole

Nel nuovo articolo 7-bis che verrebbe introdotto si va ad abrogare quel passaggio della legge Lorenzin che prevede la presentazione obbligatoria della documentazione vaccinale per l’accesso agli istituti scolastici. I firmatari dell’emendamento al ddl vaccini sono Sileri (M5S), e Cantù e Fregolent della Lega

Un emendamento congiunto di M5S e Lega, presentato due giorni fa in Commissione Sanità al Senato, eliminerebbe di fatto l'obbligo dellacertificazione vaccinale per accedere alla scuola dell'obbligo e all'asilo. I primi firmatari dell'emendamento 7.0.1 al ddlvaccini sono il presidente della XII Commissione, il pentastellato Pierpaolo Sileri, e la vicepresidente leghista Maria Cristina Cantù. L'emendamento porta anche una terza firma, quella della senatrice leghista, Sonia Fregolent.


Nel nuovo articolo 7-bis che verrebbe così introdotto, si abrogherebbe quel passaggio dellalegge Lorenzin che prevede la presentazione obbligatoria della documentazione dei vaccini per l'accesso agli istituti scolastici.


E dal 12 marzo scorso chiunque non abbia presentato il certificato – con i 10 vaccini obbligatori – deve esseresospeso con procedura immediata dalle attività scolastiche. Secondo i dati forniti dalle Asl,centinaia sarebbero i bimbi coinvolti: 600 a Modena, 350 a Cesena, 300 a Bologna, 37 in Veneto, 28 a Rimini, fino a 1.200 in Liguria.

La ministra della Salute Giulia Grillo aveva ricordato le critiche delM5Salla leggeLorenzin all'epoca della sua approvazione. «Per questo è stato presentato in questa legislatura un disegno di legge» con il quale, assicura Grillo,«intendiamo superare l’obbligo delle 10 vaccinazioni, mantenendo quello per il morbillo perché i dati dell'Organizzazione mondiale della Sanitàe del ministero ci confermano che è ancora necessario».

Era stato il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini a lanciare la stoccata, a poche ore dalla scadenza dei termini per presentare le certificazioni vaccinali, chiedendo una norma «perfar restare a scuola i bambini da 0 a 6 anni non vaccinati».

«C’è un contratto che noi stiamo rispettando con la legge che è in discussione in queste ore al Senato e sono convinta che anche entro aprile riusciremo ad approvarla alla Camera», aveva replicato la ministra Grillo.

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Ora è la volta di questo nuovo emendamento al ddl vaccini che promette di far discutere. Il titolo dell'art.7 bis è chiaro: «Accesso ai servizi educativi per l'infanzia e al sistema educativo di istruzione e formazione».

Per le scuole dell'infanzia e per tutti i gradi di istruzione, «ivi incluse le scuole private non paritarie, nonché per i centri di formazione professionale regionale», presentare la documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni, dice l'emendamento congiunto Lega – M5S «non costituisce requisito di accesso al servizio, alla scuola, al centro ovvero agli esami». Nè «determina la decadenza dall'iscrizione nè impedisce la partecipazione agli esami».

Sui vaccini il dibattito continua a essere presente anche all'interno dello stesso Movimento 5 Stelle. La senatrice dissidente Elena Fattori assicura, nel suo libro dal titolo esplicativo, Il Medioevo in Parlamento, cheil tema non era presente nel programma del Movimento «con cui ci candidammo alle Parlamentarie che avrebbero determinato le liste per le elezioni 2018».

Non c'era una sezione vaccini, «si era deciso così per non fomentare di nuovo la contrapposizione folle tra No Vax e Pro Vax», spiega Fattori nel libro. Ma, secondo la sua ricostruzione, «in una notte poco tempo dopo la composizione delle liste, tuttavia, i programmi furono profondamente modificati. In particolare fu aggiunto un capitolo sui vaccini denso di follie antivacciniste.

Altre sezioni delicate del programma furono modificate la stessa notte da quella o più manine, ma questa è un’altra storia che ha che fare con un posizionamento verso destra che avrebbe facilitato di lì a poco l’accordo di programma con la Lega».

In copertina Giuseppe Lami/Ansa |Pierpaolo Sileri in Senato durante l'esame del decreto Milleproroghe, Roma 20 settembre 2018.

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