La ong Mediterranea: il figlio del ministro Tria «uno di noi»

Stefano Tria era a bordo di una barca a vela che supportava la Mare Jonio, nave umanitaria che lo scorso 19 marzo è approdata a Lampedusa con 48 migranti soccorsi

Dopo l’affaire Bugno e le tensioni sulle banche, un nuovo fronte di attrito potrebbe aprirsi fra il tecnico Tria, ministro delle Finanze e le forze che appoggiano il governo. La Verità aveva rivelato nell’edizione di oggi 4 aprile che il figlio del ministro, Stefano Tria, si trovava a bordo di una barca a vela d’appoggio alle operazione della nave Mare Jonio che lo scorso 19 marzo è approdata a Lampedusa con 48 migranti soccorsi.


In serata arriva la conferma dell’associazione umanitaria Mediterranea Saving Humans che in un tweet scrive: «Stefano Tria è uno di noi e fa quello per cui Mediterranea è nata: salvare e salvarci da questo orrore. Non ci siamo mai posti il problema – spiega la ong – di chi ognuno di noi sia figlio o parente, ma di cosa possiamo fare per salvare quante più vite umane possibile».


https://twitter.com/statuses/1113486884754337792

La Mare Jonio è stata posta sotto sequestro dalla procura di Agrigento, il comandante Pietro Marrone e il capo missione Luca Casarini indagati con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.

Il 27 marzo è stata dissequestrata. Contro l’intervento della nave umanitaria si era schierato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che aveva parlato di «azione politica gestita da elementi dell’estrema sinistra».

Stefano Tria, secondo quanto si è appreso, fa parte del circuito degli skipper che si alternano nelle varie missioni di Mediterranea sulla barca a vela che appoggia la stessa Mare Jonio. È entrato in contatto con Mediterranea inviando la sua candidatura tramite il sito della ong, nella sezione Sali a bordo e resta in contatto con noi.