Gli scienziati catturano per la prima volta l’immagine di un buco nero

L’immagine è stata divulgata durante una conferenza stampa organizzata insieme alla National Science Foundation (Nsf), e trasmessa alle 15:00 de 10 aprile in diretta streaming in tutto il Mondo

Per la prima volta nella storia, gli astronomi impegnati nel progetto Event Horizon Telescope (Eht) hanno realizzato una rielaborazione di ciò che avviene in prossimità dell’orizzonte degli eventi di un buco nero. L’immagine mostra un alone di polvere e gas che traccia il contorno di un colossale black hole situato nel cuore della galassia di Messier 87 (M87), a 55 milioni di anni luce dalla Terra. Il buco nero in sé non è osservabile, perché si tratta di una deformazione spazio-temporalecosì intensa che non permette alla luce di mostrarsi.Tanto per farci un’idea delle sue dimensioni, Messier 87 supera di gran lunga quelle dell’orbita di di Plutone, che è talmente distante dal Sole da impiegare 200 anni per girargli attorno.


Un telescopio virtuale di dimensioni terrestri

Al progetto hanno lavorato oltre 200 astronomi. Per ottenere questo risultato è stato necessario unire i principali radiotelescopi del mondo che, messi insieme, hanno creato un telescopio virtuale di dimensioni terrestri. I dati raccolti, pubblicati in una serie di articoli su Astrophysical Journal Letters, hanno permesso di realizzare quattro immagini, che dimostrano quello che le equazioni di Albert Einstein avevano già previsto. Nelle immagini si vede l’ombra creata dalla materia raccolta attorno al punto di non ritorno di un buco nero,il cosiddetto «orizzonte degli eventi», dal quale nulla può uscire. Il progetto del Ehtha una storia relativamente lunga, cominciata nei primi anni 2000: l’idea iniziale era quella di realizzare una «imaging» di un buco nero, sviluppando un sistema in grado di coordinare digitalmente gli enormi flussi di dati raccolti da più radiotelescopi attivi in tutto il mondo. Il progresso repentino delle tecnologie digitali di questi anni è stato decisivo per giungere a questo risultato storico.


Dai primi test cominciati nel 2007, puntando i radiotelescopi verso il buco nero al centro della nostra galassia, ad oggi, il progetto del Eht è cresciuto grazie all’appoggio di 11 osservatori sparsi in tutto il mondo. Ed il lavoro non si è certo esaurito con la presentazione della foto avvenuta il 10 aprile. L’immagine di M87 – o meglio della sua ombra – potrà diventare in futuro sempre più nitida, grazie all’implementazione di altri osservatori, continua infatti anche l’attesa per ottenere il secondo obiettivo, quello di fotografare il buco nero presente nel cuore della nostra galassia: Sagittarius A*. Inoltre potranno essere effettuate altre osservazioni, per esempio riguardo alla materia che si trova tra il nostro pianeta e il cuore della galassia.

Il contributo italiano

«Questo straordinario risultato non ci regala solo la prima immagine di un buco nero, ma ci fornisce anche una prova diretta della presenza di buchi neri supermassicci al centro delle galassie e del motore centrale dei nuclei galattici attivi», ha detto Maria Felicia De Laurentis, ricercatrice dell’INFN e professore di astrofisica all’Università Federico II di Napoli, che come membro della collaborazione EHT ha coordinato il gruppo di analisi teorica dell’esperimento. Uno dei protagonisti della scoperta delle onde gravitazionali, il rettore del Gssi (Gran Sasso Science Institute) Eugenio Coccia ha ricordato quanto sia stato importante anche il contributo degli italiani nel rendere possibile questo nuovo traguardo dell’esplorazione dell’Universo: «È un momento emozionante. Avevamo ascoltato la loro voce con le onde gravitazionali, ora finalmente ne vediamo uno. E non è un buco nero qualsiasi, ma il centro di gravità permanente di una intera galassia. Complimenti ai colleghi della collaborazione EHT, con gli italiani in prima fila».