Il ddl Pillon slitta di un mese. Il senatore leghista: «Troveremo un accordo con M5S» – Il video

Il Partito Democratico parla di «vittoria» dopo che l’ufficio di presidenza della commissione Giustizia ha sospeso la discussione generale sul disegno di legge Pillon. Secondo il governo si tratterebbe invece solo di un «rinvio tecnico»

Il testo del ddl Pillon non si tocca, almeno per il momento e resta con le firme dei senatori 5 Stelle oltre che quelle dei leghisti. La discussione del provvedimento è stata rinviata di quasi un mese: una decisione arrivata a partire dalla richiesta di ritirare il testo che era stata fatta il 9 aprile (durante la seduta della commissione Giustizia) da parte dei senatori Pd.


Si è giunti dunque a un rinvioche potrebbe consentire ai due alleati di governo di trovare un accordo, anche se al momento le posizioni sono molto distanti. Secondo i partiti di maggioranza si tratta solo di«un rinvio tecnico, considerando anche le festività pasquali». Ma dopo l’animato pre-vertice che ha portato all’approvazione del Def, una spaccatura ancora più profonda sul ddl Pillon non avrebbe aiutato oggi a rasserenare il clima nell’esecutivo.


La senatrice Pd Monica Cirinnà (tra le principali avversarie del provvedimento) chiede: «Siamo sicuri che tutti i senatori della Lega sono sulle posizioni oscurantiste di Pillon?».

Solo una settimana fa il sottosegretario alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora(M5S) aveva detto che questo disegno di legge era ormai archiaviato. Il primo firmatario è ovviamente di parere opposto, forte delle dichiarazioni fatte da Matteo Salvini al Congresso di Verona che l’ha definito il testo di partenza, migliorabile in parlamento. Il senatore Pillon è ottimista e pensa di convincere i colleghi5 Stelle. Ma, parallelamente, ha chiesto ai colleghi presenti in commissione Giustizia di«evitare di fare il mio cognome da parte di chi interviene per discutere.Sul tavolo della commissione ci sono quattro disegni di legge: a parte quello proposto da Pillon, insieme ad altri leghisti e sottoscritto da cinque senatori del M5s, un testo di Maria Gallone di Forza Italia, un altro del forzista Antonio De Poli e uno di Alberto Balboni di Fratelli d’Italia».

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