Test dell’Hiv, presto in Italia in minori potranno farlo senza chiedere ai genitori

La ministra della Salute Giulia Grillo promette l’introduzione di una norma che permette ai minori di accedere al test per l’Hiv senza l’autorizzazione dei genitori, in questo modo sarà possibile incoraggiare i ragazzi alla prevenzione risparmiando loro l’imbarazzo di doversi giustificare con la famiglia

L’annuncio è avvenutodurante la trasmissione «Fuori Tg» su Rai Tre, Stando alledichiarazioni della ministra Giulia Grillo, per i minori sarà possibile fare il test per l’Hiv senza chiedere nulla alla sua famiglia. Si tratterebbe solo di attendere il «primo veicolo normativo utile». Questa decisione arriva dopol’apertura da parte del Garante per l’adolescenza che si era già pronunciato positivamente in merito. Il tutto fa parte di una strategia complessiva volta a prevenire le malattie sessualmente trasmissibili.Poter verificare tempestivamente la presenza dell’Hiv permette già di tenere a bada il virus mantenendo il paziente aun livello di sieropositività. In questo modo viene prolungata la sua aspettativa di vita, cosa che qualche decennio fa era impensabile.


Secondo Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, l’aumento dei contagi rappresenta una sorta di «epidemia sottotraccia», quasi un tabù. In questo modo la percezione del rischio si è ridotta, come succede del resto per le coperture vaccinali, mentre non si dovrebbe mai abbassare la guardia.


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Diagnosi troppo tardive ostacolano la lotta contro l’Hiv

Sappiamo che i contagi sotto i 18 anni sono più frequenti maspesso succede che le diagnosi vengano fatte troppo tardi. Lo possiamo dedurre anche da come si presentano i dati riguardanti gli adulti. Secondo il portale di epidemiologia per la sanità pubblica (Epicentro), nel 2017 sono state registrate 3443diagnosi: si tratta di quasi sei nuovi casi di infezione da Hiv ogni centomila abitanti.

Se da un lato l’età media in cui viene fatta la diagnosi è di 39 anni, dall’altro oltre la metà dei soggetti (il 55,8%) scopre di avere la malattia quando è ormai in fase avanzata.Solo il 26% di loro ha fatto il test per comportamenti a rischio e meno del 15% a seguito di altri controlli.

Non esiste, ancora, un vaccino contro l’Hiv, persino parlare di «terapie vaccinali» per tenere a bada il virus è stato considerato fuorviante. Ad oggi con la «cART» (Combination antiretroviral therapy) abbiamo a disposizione un insieme di farmaci che hanno permesso di tenere a freno la moltiplicazione del virus, consentendo a chi è sieropositivo di restarlosenza sviluppare l’Aids.

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