Prendere o lasciare, Charlie Hebdo è così, per tutti

di OPEN

«Je commence par la charpente» i disegnatori del giornale satirico fanno dire a Macron, in copertina dopo l’incendio di Notre Dame, «Inizierò dallo scheletro». Ancora una volta c’è chi apprezza e chi polemizza sulla satira di Charlie Hebdo

Basta però stupirsi per le vignette di Charlie Hebdo! Quella di ieri su Macron con in testa torri e fiamme di Notre Dame: non è che l’ultima di una serie interminabile. Visto che si parla di immagini è il caso di dire che ognuna è un manifesto di cosa vuol essere Charlie Hebdo: capace di ridere e deridere anche di fronte all’orrore e al dolore. Quando due terroristi islamici fecero irruzione nella loro sede, per porre fine nel sangue alle vignette su Maometto. Tutto il mondo disse “Je suis Charlie”, davanti alla strage di dodici di loro, tra i quali il grande Wolinsky, la matita più geniale della prima generazione della satira. E i sopravvissuti cosa fecero? Un numero memorabile. Charlie Hebdo è così, e ogni volta ci sembra feroce o esilarante, a seconda che irrida a qualcosa che tocca direttamente la nostra sensibilità o no. Quando quel bambino curdo, Aylan, fu fotografato esanime dopo essere annegato, suscitando l’emozione generale, Charlie Hebdo fece questa vignetta: se fosse diventato grande sarebbe diventato un molestatore di ragazze in Germania (in quei giorni si denunciavano i fatti di Colonia attibuiti in serie a migranti contro decine di ragazze). Prese in pieno anche l’Italia l’intransigenza satitica di Charlie. Dopo Amatrice, provocando reazioni fortissime e addirittura passi ufficiali e idee di ritorsione. E ancora, dopo Rigopiano, con la morte sugli sci e con le falci al posto delle racchette. L’anno scorso, dopo la tragedia del ponte di Genova. Sempre suscitando forti polemiche e reazioni indignate. Ma cosa avrebbero dovuto dire allora i francesi dopo la strage islamista sulla promenade di Nizza, il giorno della Festa Nazionale francese, per questa vignetta?