Perché la Polizia ha diffuso il video della baby gang di Manduria

Da Gramellini a Valigia Blu, non sono mancate le polemiche sulla pubblicazione del video della baby gang di Manduria da parte della Polizia di Stato. In esclusiva a Open, ecco le risposte delle Forze dell’Ordine

«Nuovo Cinema Inferno». Così titolava Massimo Gramellini in un suo pezzo del primo maggio pubblicato sul Corriere della Sera, dove definisce«discutibile» la decisione della Polizia di Stato di rendere pubblico il video della baby gang di Manduria dove si accaniscono contro un pover'uomo, Il giorno dopo, Arianna Ciccone pubblica un articolo suValigia Bluin cuicriticava la decisione delle Forze dell'Ordine, ritenendola inconcepibile in un paese civile:«Solo in un paese evidentemente alienato può succedere questo senza la minima reazione politico-mediatica che si faccia carico di dire no, questo non è accettabile».


Perché la Polizia ha diffuso il video della baby gang di Manduria foto 1


Molte le polemiche anche sullamoderazione dei commenti, in molti dei quali gliutenti hanno scritto parole dure: «Ammazzateli», «Bastonateli pubblicamente», «A morte», "Mi sarebbe piaciuto passare di lì con un fucile in mano», "Bruciateli in piazza» e via dicendo.

Abbiamo contattato la Polizia di Stato per fare luce sulla vicenda.

Chi ha dato il permesso di pubblicare il video? Quale è il processo decisionale che ha portato alla sua pubblicazione, visto che siete in possesso di materiale relativo ad altri casi e tipologie di reato? Perché questo piuttosto che un altro?

«La divulgazione del video da parte della Polizia di Stato ha visto la necessaria e doverosa autorizzazione dell’Autorità giudiziaria competente ed aveva due scopi:

  • di creare attraverso la crudezza delle immagini, senza alcun ulteriore commento, riprovazione;
  • e dall’altro, in un’ottica di prevenzione generale, che è una delle missioni principali della nostra attività, di suscitare indignazione, attenzione e quella reazione volta a rompere qualsiasi future ipotetiche situazioni di silenzio affinché si verifichino le condizioni per favorire una corretta e puntuale veicolazione delle informazioni a coloro che sono deputati ad intervenire (ad esempio forze dell’ordine, servizi sociali ecc..)».

Ben consapevoli che sia impossibile moderare in tempo reale i commenti su Facebook (come è impossibile moderare in tempo reale un "ammazzateli" detto da un cittadino di fronte all'arresto degli accusati) e che sia impossibile moderare quelli su Twitter, quale è la vostra politica di moderazione e come intervenite?

«La moderazione sui social network varia a seconda della tipologia di piattaforma utilizzata. Nel caso di Twitter il social network non permette la rimozione deicommenti, negli altri la nostra policy è di rimuovere tutti i contenuti violenti che sono contrari al dettato costituzionale o alle leggi vigenti.

Si rivela impossibile in presenza di migliaia di commenti intervenire in tempo reale. La Polizia di Stato si impegna tuttavia quotidianamente per una comunicazione rispettosa ed un dialogo aperto con i cittadini intervenendo appena possibile nell’eliminazione dei commenti incitanti alla violenza.

Ogni altra considerazione è priva di fondamento; non vorremmo che tutta questa polemica fosse la tragica riproduzione della metafora “del dito e della luna”».

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