A Rapallo un ristorante ha assunto due camerieri robot – Video e intervista

Hu Liyi è il proprietario dello storico Gran Caffè Rapallo: i suoi due “Piccoli Amori” gli sono stati regalati dal papà

«Sono due femmine e sono davvero simpatiche». Ancora in fase di sperimentazione, ma già con qualche giorno di lavoro alle spalle, i due robot del Gran Caffè Rapallo hanno già creato tanta curiosità tra turisti e cittadini della celebre località ligure. Persino il sindaco si è affacciato nello storico caffè per vederli all’opera. «È anche questo lo scopo delle due nuove cameriere: non solo daranno una mano ai miei dipendenti, ma fanno divertire i clienti», spiega Hu Liyi, il proprietario del Caffè.



Dove un tempo trovavano ristoro Ernest Hemingway ed Eugenio Montale, oggi a servire ai tavoli ci sono i due “Piccoli Amori”. «È la traduzione dei loro nomi cinesi. Devo ancora capire bene quanto le ha pagate mio padre, tra cambio valuta e dogana è impossibile dare una cifra precisa: sono arrivate solo da un paio di giorni. Sicuramente alcune migliaia di euro». Hu parla con entusiasmo delle prestazioni lavorative delle due cameriere tutte plastica e chip. Lo racconta mentre digita un numero sulla schiena del robot bianco e rosso che si allontana con un cappuccino fumante sul vassoio.

La prima domanda è doverosa ed è la preoccupazione più diffusa quando si parla di nuovi robot super intelligenti: adesso licenzierà qualcuno perché c’è una macchina che svolge la mansione meglio di lui?

«Non scherziamo. Le due neo-assunte sanno solo portare le ordinazioni sui vassoi dalla cucina al tavolo e le stoviglie sporche nel percorso inverso. Ma siamo lontani dal giorno in cui potranno sostituire il lato umano dei veri camerieri. Non sono nemmeno in grado di capire la differenza tra un cappuccino chiaro, un caffè macchiato caldo o freddo, con latte vaccino o di soia».

Allora perché li ha “assunti”?

«Bisogna innovare. Ogni tanto un locale va ristrutturato, va messa musica dal vivo, bisogna inventarsi sempre qualcosa di nuovo per continuare ad andare bene. Altrimenti la gente si stufa e se ne va in un altro posto. La funzione dei “Piccoli Amori” è quella di far divertire i clienti che si trovano davanti a un’assoluta novità. E per adesso sta funzionando: andate a vedere sui social quante foto sono state scattate ai robot. Poi danno davvero una mano ai camerieri: anziché portare sei piatti tutti insieme a un tavolo, un paio, massimo tre possono poggiarli sul vassoio dei robot. Che però restano molto più lenti rispetto a un essere umano».

Il futuro è a Rapallo: un ristorante ha assunto i primi due camerieri robot - Video e intervista foto 1

Come funzionano?

«Sono alti un metro e sessanta. Sulla loro schiena c’è uno schermo e hanno anche dei comandi laterali. Non è molto complesso, all’apparenza, il loro funzionamento: hanno un vassoio fisso tra le mani. La loro postazione di partenza è sempre la cucina: quando la comanda è pronta, il personale appoggia i piatti sul vassoio e inserisce il numero del tavolo sullo schermo. I “Piccoli Amori” si muovono lungo dei binari adesivi intelligenti e si fermano una volta arrivati in corrispondenza del tavolo. I clienti prendono dal vassoio la propria ordinazione».

E poi come tornano indietro?

«Quando il vassoio è stato svuotato, i clienti possono scegliere di poggiarci i piatti sporchi che hanno sul proprio tavolo. Quando hanno finito l’interazione, il robot ringrazia e dice: “Toccami la mano e proseguo con il mio lavoro”. Una volta sfiorata, i “Piccoli Amori” ritornano in cucina. Ma dicono anche altre frasi e sanno scherzare con le persone: se i sensori avvertono che c’è un ostacolo sul percorso, il robot si ferma e dice: “Sei leggermente ingombrante”. Riprende a muoversi solo quando il tracciato è tornato libero».

E se un giorno smettessero di piacere o di funzionare bene, li metterebbe in cassa integrazione?

«Hanno più funzioni di quanto sembri: sono dei fantastici jukebox e, collegati a internet, sanno fare molte altre cose. Interagiscono bene con la domotica: quando andranno in pensione, penso che mi farò dare una mano da loro a casa».

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