L’avvocato di Cesare Battisti attacca Salvini: In Italia non si marcisce in galera, studi la costituzione

di OPEN

Davide Steccanella ha chiesto di sostituire la pena all’ergastolo con una a 30 anni di carcere. In un passaggio dell’arringa ha contestato il ministro dell’Interno che aveva detto «marcisca in galera»

«L’Italia, grazie al cielo, non è un Paese in cui i detenuti marciscono in galera a vita, il nostro ordinamento non prevede il carcere a vita in senso assoluto. I ministri si leggano la Costituzione». Parla davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano Davide Steccanella, avvocato di Cesare Battisti, arrestato in Bolivia dopo 38 anni di latitanza, consegnato alle autorità italiane nel gennaio scorso e attualmente detenuto nel carcere di Oristano.


A marzo Battisti ha ammesso quello che aveva sempre negato e che la giustizia, però, aveva già messo nero su bianco: di aver partecipato – come esecutore e organizzatore – a quattro omicidi e tre ferimenti negli anni di piombo. Una confessione-liberazione, sottolinearono allora i pubblici ministeri, ma anche una mossa per ottenere dei benefici.


Dopo più di un mese da quella confessione, Steccanella ha chiesto alla Corte di sospendere l’isolamento diurno a cui Battisti è sottoposto e di commutare in trent’anni la pena all’ergastolo sulla base dell’accordo di estradizione che l’ex ministro dell’Interno Orlando aveva raggiunto col Brasile. Un accordo basato sulla Costituzione brasiliana, che non prevede il carcere a vita.

Durante l’arringa, l’avvocato ha letto le dichiarazioni del ministro dell’Interno Salvini, che aveva celebrato l’arresto dell’ex terrorista dei PAC (proletari armati per il comunismo) invocando il carcere a vita. «Io sono un avvocato italiano – ha detto Steccanella – e chiedo il rispetto dell’ordinamento italiano».

Il rimpatrio di Battisti

Uno dei temi centrali del dibattimento è stato quello relativo alla modalità con cui Battisti è stato portato in Italia. L’ex terrorista è stato arrestato in Bolivia, che lo ha espulso immediatamente consegnandolo all’ Italia. Secondo Steccanella, il paese sudamericano non ha seguito la procedura: Battisti avrebbe avuto tre giorni di tempo per presentare un ricorso, tempistica che non è stata rispettata.

La Bolivia, inoltre, avrebbe dovuto consegnare Battisti al Brasile e non direttamente all’Italia. Versione quest’ultima contrastata dall’accusa che sostiene che il Paese, in quanto Stato terzo e indipendente, aveva tutto il diritto di espellere un latitante senza passare per il presidente brasiliano Bolsonaro (che comunque aveva già detto di voler cancellare la concessione dell’asilo). Per la procura, l’accordo di estradizione citato dall’avvocato di Battisti sarebbe stato valido soltanto se Battisti si fosse trovato in Brasile.

La durata della pena

Rispondendo all’AdnKronos, Steccanella ha spiegato che Battisti, avendo 65 anni, non sconterà più di 20 anni in carcere. “Tra ‘altro – ha detto – nessuno degli altri militanti dei Pac ha scontato più di 27 anni in carcere”.

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