Lampedusa, Mediterranea: «Pronti a tornare in mare» – Le interviste

«In tutta questa storia, da un lato c’è quello che viene gridato dal governo e dall’altro gli atti scritti e le comunicazioni ufficiali sulla base delle quali abbiamo presentato un esposto alla procura», dice a Open la portavoce di Mediterranea

Sotto il sole cocente di Lampedusa, porta d’Europa, il team che era a bordo della Alex & Co. ora sotto sequestro al molo Favaloro dell’isola si divide tra telefonate e telecamere. Il day after è di quelli già scritti. A scattare la fotografia “legale” è Alessandra Sciurba, portavoce della ong Mediterranea Saving Humans.


«Le nostre conseguenze dirette? Non è vero che tutto l’equipaggio è stato indagato come ha strillato qualcuno», dice Sciurba. Quel ‘qualcuno’ è il ministro degli Interni, Matteo Salvini: il Viminale, ieri in serata, aveva diffuso la notizia – tramite ufficio stampa – che era stato indagato l’equipaggio. «Non è vero. Come in tutta questa storia, da un lato c’è quello che viene gridato dal governo e dall’altro gli atti scritti e le comunicazioni ufficiali che abbiamo registrato e sulla base delle quali abbiamo presentato un esposto alla procura», chiosa Alessandra Sciurba.


Le indagini

«È stato notificato il sequestro dell’imbarcazione», conferma la portavoce. Per Mediterranea Saving Humans si tratta della seconda nave sotto sequestro, dopo la Mare Jonio. «Ma torneremo presto in mare», promette.

Inoltre, «come da prassi in questi casi, è indagato il comandante della Alex», dice Sciurba. Nelle prime ore del pomeriggio arriva la notizia che insieme a lui è indagato anche il capomissione di Mediterranea, il deputato Erasmo Palazzotto. «Un atto dovuto e nessuna preoccupazione» è il commento.

Il comandante della Alex & Co. Tommaso Stella, 46 anni, è indagato per tre ipotesi di reato: «favoreggiamento della cosiddetta immigrazione clandestina, mai applicato poi alle navi della società civile nonostante ci provino con iniziative di polizia giudiziaria da anni», prosegue Alessandra Sciurba.

Le altre due ipotesi di reato «sono legate al cosiddetto decreto sicurezza bis: per il fatto di avere disobbedito all’ordine impartito da una “nave da guerra” – anche se i giuristi dicono che non è tale, in questo contesto e in acque territoriali», dice la portavoce. E il secondo «è di aver operato resistenza e/o violenza alla stessa ‘nave da guerra’».

In realtà «noi ringraziamo la Guardia di Finanza per come ha gestito una situazione difficile: ci hanno intimato l’alt, ci hanno spiegato che stavamo infrangendo un divieto. Abbiamo spiegato le ragioni e le emergenze sanitarie per cui lo stavamo facendo, abbiamo detto che dovevamo proseguire e non c’è stato alcun ostacolo fisico all’arrivo in porto – del resto sarebbe, vista la nostra imbarcazione, sarebbe stato improbabile». Sono le stesse ipotesi di reato contestate alla comandante della Sea Watch 3 Carola Rackete. «Manca lo speronamento», chiosa Alessandra Sciurba, «che speronamento non era». Nessuna motovedetta «si è frapposta fra noi e il molo. E meno male perché sarebbe stato molto pericoloso».

In copertina la Alex & Co. al Molo Favaloro di Lampedusa/Angela Gennaro

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