Riservato – Quel segnale pesante per il governo nel voto sulla manovra alla Camera

di OPEN

Chi ha voluto dare un segnale al governo non cercava la crisi ma voleva avvertire l’area giallorossa che la situazione non è affatto pacificata. Perché? Perché nelle prossime settimane ci sarà da ballare attorno a tre scadenze

A un’occhiata distratta e superficiale oggi al governo non è andata male, nella votazione alla Camera sulla Nadef, la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (insomma: I titoli della manovra d’autunno da presentare a Bruxelles).


Ma solo per i non addetti ai lavori la maggioranza di 318 sì, contro 194 no e 2 astensioni è rassicurante: perché in realtà non lo è affatto, in quanto la “cornice della manovra” andava votata dalla maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto.


E siccome i deputati eletti sono in tutto 630, e la maggioranza è quindi di 316, sarebbero bastati tre assenti in più per una clamorosa bocciatura. Ma come è possibile che un governo sulla carta dotato di un margine molto ampio a Montecitorio si sia ridotto a rischiare una mazzata che avrebbe probabilmente provocato la crisi? Secondo molti osservatori in realtà si è trattato di un classico “rischio controllato”. Chi ha voluto dare un segnale al governo non cercava la crisi ma voleva avvertire l’area giallorossa che la situazione non è affatto pacificata, e i numeri non sono sotto chiave.

Perché? Perché nelle prossime settimane ci sarà da ballare attorno a tre scadenze che – nella loro somma – metteranno a dura prova il governo: la Leopolda renziana, vero e proprio congresso di fondazione di Italia Viva; la deposizione del premier Conte al Copasir sull’Italygate, l’inspiegabile via libera all’incontro tra il ministro della giustizia Usa con i capi dei nostri servizi nel pieno della scorsa crisi di governo; i risultati in Umbria, che potrebbero riservare un esito drammatico per la maggioranza giallorossa all’esordio come alleanza elettorale regionale.

Un missile a tre stadi che potrebbe colpire i rapporti interni alla maggioranza (Leopolda), Palazzo Chigi (Copasir) e l’asse M5s-Pd (Umbria) solo un mese e mezzo dopo la nascita del governo. Non è un segreto per nessuno, nei palazzi della politica, che al momento esista solo una maggioranza sicura in parlamento: quella contro lo scioglimento immediato delle Camere. Invece sull’aspettativa di vita di questo governo i numeri si fanno molto più risicati: un po’ come nel voto-avvertimento di oggi sulla Nadef…

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