Via lo scudo penale per l’ex Ilva dopo le pressioni dei senatori M5s. Paragone: «Il nostro gruppo è maturo». Patuanelli: «Incontrerò l’azienda»

Approvato con la formula ‘salvo intese’ prima della crisi di governo di agosto, il decreto salva Imprese va convertito in legge entro il 3 novembre

Nel cortile del Senato c’è il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e un gruppo di senatori 5 Stelle: sorrisi e pacche sulla spalla. Tutti salutano quello che è stato a lungo il loro capogruppo e che oggi in aula deve difendere il decreto salva Imprese. E in particolare la norma che abolisce l’immunità penale per Ancelor Mittal per il piano di risanamento ambientale su cui il governo Conte 2 ha compiuto un’inversione di tendenza rispetto al governo Conte 1.


Su proposta dei senatori M5s infatti è stato approvato (nelle commissioni Lavoro e Industria) l’emendamento a prima firma Barbara Lezzi, sulla soppressione dell’immunità all’ex Ilva. «Si tratta di una grande prova di maturità del gruppo dei senatori M5s. Significa che si è creata un amalgama» spiega Gianluigi Paragone.


Un amalgama contro il capo politico pentastellato, suggeriscono i maligni visto che dopo la minaccia dell’azienda di chiudere lo stabilimento di Taranto, il governo gialloverde (con Luigi Di Maio alla guida del Mise) aveva introdotto un’immunità penale ‘a scadenza’, fino al 2023. Il governo aveva deciso di «mantenere ferma la responsabilità in sede penale, civile e amministrativa derivante dalla violazione di norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori».

Se per il ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli questa decisione non avrà conseguenze sull’attività produttiva, le opposizioni già evocano possibili licenziamenti. Anche il Pd ha espresso preoccupazione per il futuro dello stabilimento di Taranto e nel consiglio dei Ministri di ieri si è discusso anche dell’ex Ilva. Ma a palazzo Madama la maggior parte dei senatori pentastellati era a favore dell’abolizione dello scudo penale. Una decisione in senso opposto, avrebbe potuto creare problemi alla maggioranza in aula.

Soddisfatta l’ex ministro del Sud Barbara Lezzi che recentemente non aveva partecipato alla manifestazione di Italia 5 Stelle (esattamente come il senatore Paragone), rendendo evidente il malessere di una parte del gruppo a Palazzo Madama verso Di Maio. Su Facebook ha citato Gianroberto Casaleggio: «Gianroberto diceva che il giusto mezzo con cui si raggiunge l’obiettivo è già, di per sé, un obiettivo da perseguire. E se il mezzo non risponde al fine, c’è sempre un’alternativa per rispondere al mandato che ci è stato affidato che è quello di Essere cambiamento».

Critici invece i sindacati, secondo cui l’approvazione di oggi in senato aggiunge «ulteriore incertezza al futuro dello stabilimento perché la norma abrogata non garantiva alcuna immunità penale ma era limitata alla realizzazione del piano ambientale, pertanto con perimetro e portata limitata».

Pd, Italia Viva e il gruppo delle Autonomie hanno comunque ottenuto il via libera a un ordine del giorno che impegna il governo «a garantire la permanenza dell’attività produttiva del complesso siderurgico dell’ex Ilva di Taranto, garantendo altresì la salvaguardia dei livelli occupazionali diretti e di quelli legati all’indotto». Quindi il tema sarà ri-discusso in un prossimo provvedimento, non si sa quando. Ancelor-Mittal per ora non ha commentato il passaggio parlamentare di oggi.

C’è tempo fino al 3 novembre per la conversione in legge del decreto salva imprese: un provvedimento con misure molto diverse (tra qui quelle per l’ex Ilva, i rider e i precari Anpal), che è stato messo a rischio dalla crisi di governo agostana, e sui cui i partiti di maggioranza hanno trovato oggi una mediazione in Senato. Il governo ha posto la fiducia, poi si passerà alla Camera.

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