Fondazione Open, l’accusa dei pm: «Bianchi si è intromesso nelle decisioni del governo per favorire il Gruppo Toto»

«Un’operazione da 265 milioni, soldi finiti nelle casse del gruppo Toto grazie all’intromissione dell’ex presidente della Fondazione Open negli affari di governo». Tre i dossier con cui l’avvocato avrebbe spinto per il gruppo (chiamato dopo i terremoti dell’Aquila e di Amatrice a mettere in sicurezza le autostrade A24 e A25): un emendamento nella “Manovrina” del 2017 per sospendere il pagamento dovuto ad Anas per il canone di concessione; il decreto per il Sud, e un terzo dossier su cui i pm non si sbilanciano ma riguarda, «corrispettivi derivanti dai rapporti con i concessionari autostradali».


È quanto emerge dalle carte giudiziarie che Repubblica è riuscita a ottenere. L’accusa dei pm è dunque che Bianchi abbia favorito Toto per ottenere finanziamenti per Open, e di conseguenza per Matteo Renzi. A insospettire gli inquirenti l’ingaggio da circa 800mila euro che l’avvocato ha ottenuto dal gruppo per poi dirottare parte dei soldi alla Fondazione di cui era presidente e parte al Comitato per il sì al referendum sulla riforma costituzionale promossa da Renzi. Significativo, secondo gli inquirenti, che Bianchi abbia chiesto, per l’operazione con Toto, un aiuto a Carrai, che sedeva nel cda di Open, che ha incontrato anche l’ex Ad di Autostrade Castellucci.


Una curiosità che emerge dalle carte è il tariffario chiesto da Bianchi per incontrare Matteo Renzi: 100mila euro per parlare con l’ex premier. Gli inquirenti hanno trovato nel suo pc una mai datata 23 novembre 2013 che ha per oggetto “Fondazione Big Bang” (il nome con cui era nata Open), a firma di Carrai e Bianchi.

«Supporto di 100mila euro all’anno per cinque anni, sostegno di idee, suggerimenti, proposte per Matteo Renzi e per la Fondazione, interlocuzioni con Matteo sia dirette sia tramite Alberto e Marco», così i pm sintetizzano il corpo della mail nelle carte. Lo scopo, come scrivono gli inquirenti, era reperire denaro per la Fondazione, offrendo la possibilità di periodiche interlocuzioni con l’ex premier.

Un’operazione che però potrebbe essere archiviata come semplice raccolta fondi, quello che non torna agli inquirenti è il ruolo di Bianchi e di Carrai e il loro rapporto con il gruppo Toto.

In particolare «le operazioni di trasferimento di denaro dal Gruppo Toto a Bianchi e quindi da Bianchi a Open (articolazione di partito) risultano dissimulare un trasferimento diretto dal Gruppo a Open, laddove una pluralità di soggetti della fondazione (Bianchi, Carrai, Lotti) si sono interessati all’accordo transattivo Toto-Autostrade e, taluni (Bianchi), anche a modifiche normative inerenti il settore della infrastrutture autostradali», si legge nelle carte.

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