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Coronavirus, il capo dell’Oms sui contagi fuori la Cina: «Il rischio è che siano la punta dell’iceberg»

10 Febbraio 2020 - 08:41 Redazione
Tedros Adhanom Ghebreyesus ha messo in guardia sul fatto che «ci sono stati alcuni casi preoccupanti sulla diffusione del 2019nCoV da persone che non hanno fatto viaggi in Cina».

Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus avverte che i casi di Coronavirus, la cui trasmissione è confermata come avvenuta da persone che non hanno viaggiato di recente in Cina, potrebbero essere «la punta dell’iceberg».

Il preoccupante monito dei vertici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità arriva mentre una «missione di esperti internazionali» è partita per la Cina per aiutare il coordinamento della risposta all’epidemia. Ghebreyesus ha inoltre messo in guardia, con un un tweet, sul fatto che «ci sono stati alcuni casi preoccupanti sulla diffusione del 2019nCoV da persone che non hanno fatto viaggi in Cina».

“La rilevazione di un piccolo numero di casi potrebbe indicare una più estesa trasmissione in altri Paesi; in breve, potremmo soltanto aver visto la punta dell’iceberg”, ha osservato il numero uno dell’Oms. Se all’estero il contagio sembra aver viaggiato a un passo più lento della Cina, Ghebreyesus non ha escluso la possibilità che ci possa essere un’accelerazione dell’epidemia che ha infettato più di 40.000 persone e causato 908 morti in Cina.

«Il contenimento resta il nostro obiettivo, ma tutti i Paesi devono usare la finestra dell’opportunità creata dalla strategia di contenimento per prepararsi al possibile arrivo del virus», ha aggiunto ancora. Fuori dalla Cina ci sono state più di 350 infezioni suddivisi in quasi 30 tra Paesi e regioni. Due le vittime, una a Hong Kong e una nelle Filippine.

Quello dell’Oms si aggiunge all’avvertimento già lanciato oggi sul quotidiano La Stampa del direttore della salute della Federazione internazionale della Croce Rossa, Emanuele Capobianchi, secondo il quale: «Se l’epidemia dovesse varcare i confini cinesi con veri focolai di intenzione, nessuno, nemmeno in Europa, sarebbe attrezzato ad affrontare una pandemia».

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