Patrick Zaki, la famiglia: «Nostro figlio fonte di aiuto per molti e mai una minaccia per nessuno»

«Patrick è psicologicamente distrutto, è arrabbiato», ha detto il legale del giovane che «ha chiesto di mettere agli atti le tracce della tortura subita»

Continua a rimanere in Egitto, lo studente 27enne dell’università di Bologna arrestato lo scorso 8 febbraio dalle autorità egiziane. Hoda Nasrallah, uno degli avvocati che segue il caso di Patrick George Zaki ha riferito all’Ansa che il giovane «ha chiesto di essere visitato da un medico legale per mettere agli atti le tracce della tortura subita».


«Patrick si trova al momento in una camera di sicurezza del commissariato di polizia Mansoura-2 assieme a criminali. È psicologicamente distrutto, è arrabbiato», ha spiegato Nasrallah. Patrick ha parlato delle torture subite agli inquirenti, ha riferito ancora la legale dell’organizzazione non-governativa Eipr (Egyptian initiative for personal rights).


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«È stato sottoposto a scosse elettriche e colpito, ma in maniera da non far vedere tracce sul suo corpo», ha premesso la legale. Sulla vicenda e sull’arresto del dottorando è intervenuta anche la famiglia che ha detto di non riuscire ancora a «comprendere le accuse mosse a Patrick, nostro figlio non è mai stato fonte di minaccia o di pericolo per nessuno, anzi, è stato una costante fonte di sostegno e di aiuto per molte persone».

«Patrick è tornato in Egitto per una breve vacanza dai suoi studi in Italia, per venire a trovare noi e i suoi amici e per passare un po’ di tempo insieme prima di tornare alla sua intensa vita accademica», scrive la famiglia. «Non avremmo mai immaginato che potesse essere trattato in questo modo, né che avremmo vissuto anche solo per un giorno con una paura e un’ansia senza precedenti per la sicurezza e il benessere di nostro figlio. Non sappiamo nemmeno quando o come finirà questo incubo».

«Noi, la famiglia di Patrick, chiediamo a tutti di stargli vicino e di sostenerlo in questa situazione di difficoltà e dichiariamo il nostro pieno sostegno alle richieste dei suoi amici e colleghi dentro e fuori dall’Egitto, che insistono sull’immediato e incondizionato rilascio di Patrick e sulla caduta di tutte le accuse, oltre alla garanzia che non ci saranno ulteriori persecuzioni nei confronti di Patrick o dei suoi familiari e che gli sarà permesso di continuare i suoi studi».

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