Ci sono solo 3 morti per coronavirus? Lo dice l’ISS? Ecco cosa non vi dicono i negazionisti del Covid-19

I negazionisti ritengono che solo 3 persone sono morte per coronavirus. I dati però raccontano altro e non lo dicono

I negazionisti dell’esistenza dell’emergenza Coronavirus, dopo aver sostenuto diverse teorie senza alcuna prova, hanno deciso di tirare in ballo un dato che avrebbe fornito l’Istituto Superiore di Sanità usandolo a proprio favore. Non solo, raccontano questa loro nuova «verità» agli utenti omettendo informazioni utili per comprendere il tutto.

«Non capite che i morti di Coronavirus sono 3 e gli altri sono per la mancanza di infrastrutture?» scrive in un tweet l’utente @ThePunisher1818 il 20 marzo 2020.

Secondo la teoria diffusa, il Presidente dell’Istituto Superiore della Sanità avrebbe rimarcato, il 13 e il 18 marzo 2020, che i morti «per coronavirus» sarebbero «soltanto 3» e che questi probabilmente avevano delle patologie come «tumore, infarto, obesità e altre cosette varie». Inoltre, per spaventare la gente si sarebbero inventati un sistema al fine di gonfiare i dati: se qualcuno muore cadendo dalle scale e risulta positivo al coronavirus il suo decesso viene segnato come «morto per coronavirus». Su questa linea di pensiero si sono espressi due personaggi noti e seguiti nel web, il comolottista Rosario Marcianò sul suo canale Youtube e Stefano Montanari intervistato da Byoblu, ma i documenti dell’Istituto Superiore della Sanità parlano chiaro.

Il tweet di @Giulia07738572

La «fonte» dei negazionisti

I negazionisti sostengono che a fornire questo dato sia stato il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, durante una conferenza stampa tenutasi il 18 marzo 2020 presso la Protezione Civile. Ecco l’intervento:

Non risulta che durante il suo intervento abbia sostenuto che «solo tre decessi “per” coronavirus», ma ha citato le percentuali di coloro che sono deceduti con o senza complicanze croniche pre-esistenti. I dati, inoltre, fanno riferimento a un campione di 2003 pazienti deceduti e non della totalità dei casi:

Il presente report descrive le caratteristiche di 2003 pazienti deceduti e positivi a COVID-19 in Italia.

I veri dati dell’ISS

Ecco i dati dell’Istituto Superiore di Sanità del 17 marzo 2020 con il numero dei deceduti senza patologie che i negazionisti hanno individuato per raccontare la loro nuova teoria:

La tabella 1 presenta le più comuni patologie croniche pre-esistenti (diagnosticate prima di contrarre l’infezione) nei pazienti deceduti. Questo dato è stato ottenuto in 355/2003 deceduti (17,7% del campione complessivo). Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 2.7 (mediana 2, Deviazione Standard 1.6). Complessivamente, 3 pazienti (0,8% del campione) presentavano 0 patologie, 8 9 (25,1%) presentavano 1 patologia, 91 presentavano 2 patologie (25.6%) e 172 (48,5%) presentavano 3 o più patologie.

Brusaferro, durate la conferenza stampa, aveva citato proprio quello 0,8% di pazienti deceduti senza patologie riscontrati nel campione, pari a un numero di circa 3 persone infette.

Gli altri dovevano morire ugualmente?

Secondo alcuni le persone decedute «avevano ormai il destino segnato» e sarebbero morte non per il coronavirus, ma perché risultavano già malati gravi oltre che anziani. Osserviamo la tabella 1 delle patologie più comuni nei pazienti deceduti e scopriamo che il 76,1% soffriva di ipertensione arteriosa, il 35,5% soffriva di diabete mellito, il 33% di cardiopatia ischemica.

Nell’ultimo report ISTAT con le 25 principali cause di morte in Italia, risalente al 2013 e 2014, notiamo che la percentuale di decessi per diabete mellito era del 3,4% mentre nella tabella degli infetti deceduti risulta 10 volte tanto:

In fatto di dati e confronti con le medie conosciute si era espresso anche Enrico Bucci, docente di Biologia dei sistemi della Temple University di Philadelphia, in un articolo pubblicato da Il Foglio il 20 marzo 2020. Per concludere il tutto bisogna osservare i dati riportati nel capitolo «complicanze» dei deceduti e infetti da coronavirus per comprendere ulteriormente:

L’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente osservata in questo campione (97,2% di casi), danno renale acuto (27,8%), seguita da danno miocardico acuto (10,8%) e sovrainfezione (10,2%).

Cosa sarebbe successo a questi pazienti se non avessero incontrato il virus e queste complicanze? Un aumento delle complicanze non aiuta di certo a sopravvivere, negare queste informazioni equivale a disinformare i cittadini su un problema che non vive soltanto l’Italia, ma il mondo intero che si ritrova in emergenza a causa di quella che ormai è una pandemia.

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