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Coronavirus, trema un altro gigante caro alla “Generazione Easyjet”: Airbnb licenzia il 25% del personale

Più che dimezzati i profitti nel mese di aprile rispetto all'anno precedente. E sono immediatamente arrivati i licenziamenti

Le prime a cedere sono state le compagnie aeree. Il rallentamento della mobilità globale a causa della pandemia del Coronavirus – dalle restrizioni interne in Italia a quelle internazionali, come il flight ban introdotto da Donald Trump negli Stati Uniti – hanno colpito duramente le compagnie di trasporto e, connesse a loro, l’industria del turismo. La “Generazione Easyjet” dei voli low-cost – in Europa la crescita è avvenuta in modo esponenziale dalla metà degli anni ’90 – si trova attualmente a terra.

Easyjet infatti non prevede di riprendere l’attività a pieno regime prima del 2022 mentre Ryanair ha riportato un calo di traffico del 99.6% rispetto all’aprile scorso: circa 3mila dipendenti saranno licenziati. Adesso anche il gigante dell’ospitalità flessibile, Airbnb, ha ufficializzato la crisi, annunciando il licenziamento di un quarto del personale. Si parla di circa 1.900 persone su un totale di 7.500 in tutto il mondo.

La lettera del Ceo: «Viaggiare non sarà più come prima»

Così rischia di venire meno un altro caposaldo della transitorietà di massa. Come ha dichiarato il fondatore e Ceo di Airbnb Brian Chesky nella sua lettera ai dipendenti – pubblicata sul sito della compagnia – «viaggiare in questo nuovo mondo avrà un aspetto diverso e dobbiamo evolvere Airbnb di conseguenza. Le persone vorranno opzioni più vicine a casa, più sicure e più convenienti». Chesky ha altre certezze: «1. Non sappiamo esattamente quando si potrà a viaggiare normalmente 2. Quando tornerà ad essere possibile muoversi, non sarà più come prima».

I numeri della compagnia attualmente sono neri: le entrate previste per quest’anno sono meno della metà di quelle dell’anno scorso. Anziché indebitarsi ulteriormente o redistribuire il capitale – Airbnb ha raccolto circa 2 miliardi di dollari da investitori privati per affrontare la pandemia – la dirigenza della compagnia ha scelto di ridurre i costi, tagliando alcuni servizi considerati accessori, come quello dedicato a facilitare gli spostamenti degli utenti (Airbnb Transportation) e la mini casa di produzione Airbnb Studios, lanciata nel 2019 per promuovere alcune destinazioni e abbellire il brand e la sua piattaforma. Il risultato è il taglio di un quarto del suoi dipendenti.

La situazione in Italia

Almeno in questo senso, l’azienda è intenzionata a muoversi con decisione, come spiega Chesky che cita come criterio per i licenziamenti la posizione delle squadre che compongono l’azienda «rispetto a dove è diretto Airbnb». Il sogno di una piattaforma globale di “guest” e “host” basata sulla condivisione di esperienze e non solo di camere e appartamenti, si scontra con il pragmatismo della dirigenza.

Difficile sapere quale sarà il costo per i dipendenti in Italia, che però sono pochissimi: 25 in tutto. I buoni risultati del 2019 – 459mila annunci, circa 11,4 milioni di prenotazioni di cui almeno un quinto dall’Italia (22%), seguita dagli Stati Uniti (15%) e dalla Francia (10%) – non aiutano a tracciare la possibile traiettoria dell’azienda in questa fase di incertezza.

Incredibile ricordare che a metà 2019 la compagnia aveva circa $9.4 miliardi come valore complessivo dei booking nel primo quadrimestre, 31% in più rispetto a quello precedente. L’azienda aveva infatti preannunciato l’intenzione di quotarsi in Borsa nel 2020, con un valore stimato fino a 34 miliardi di dollari. Adesso le uniche certezze provengono dalla lettera di Chesky in cui sono promesse 14 settimane di retribuzione di base per i dipendenti negli Stati Uniti che saranno licenziati, più una settimana aggiuntiva per ogni anno lavorato per Airbnb.

Al di fuori degli Stati Uniti, la buonuscita sarà di 14 settimane di retribuzione. Si spera per quella data di essere usciti se non della pandemia, almeno dalla Fase 2 e di aver lasciato il peggio alle spalle. Chissà se a quel punto la mobilità sarà quella di una volta o se, come profetizza Chesky, nulla sarà come prima.

Foto di copertina: Facebook

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