Soldi dal Venezuela al M5s, i dubbi dei Servizi italiani su timbri e tempi: il sospetto che il documento sia falso

La serietà dell’inchiesta dipende anche dall’autenticità del documento che vuole dimostrare l’esistenza di una trattativa segreta tra il giovane partito e il paese di Maduro. Ma alcune cose non tornano

Potrebbe essere l’inchiesta che fa traballare l’esecutivo giallo-rosso, di certo mette in forte difficoltà il Movimento fondato da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo come il “partito dell’onestà”, o potrebbe rivelarsi una bufala, costruita ad arte per screditare il M5S e con loro l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte in un momento di vulnerabilità del paese, mentre il Movimento affronta una profonda crisi interna. Dietro alla vicenda si cela anche il sospetto che l’Italia sia finita al centro di una trama internazionale. Per questo, oltre alla magistratura, che potrebbe avviare un’indagine sui finanziamenti illeciti, si sono attivati sia l’agenzia per la sicurezza interna (l’Aisi), che indaga sulla consegna della valigetta, che sarebbe finita nelle mani di Casaleggio tramite il consolato venezuelano di Milano, sia l’agenzia per la sicurezza esterna (Aise), che indaga invece sull’autenticità del documento. Nel frattempo il Console venezuelano smentisce categoricamente che ci sia stata una trattativa, mentre l’autore dello scoop, il giornalista Marcos Garcia Rey, intervistato da Open, assicura di avere «più fonti in diversi paesi». Ma sono molti i dubbi, a partire dalla tempistica, che vede il Venezuela regalare 3,5 milioni nel 2010 a un partito ancora giovane, giovanissimo, fondato nel 2009 ed entrato in parlamento nel 2012.


Cosa non torna oltre all’immagine del cavallo nel timbro ufficiale

Abc | Il documento su cui si basa l’inchiesta sulla presunta trattativa

A partire dal timbro ufficiale usato nel documento: l’immagine, che mostra un cavallo correre verso destra con la testa rivolta verso sinistra, sembra essere quella dello Escudo de armas adottato dal paese nel 1954 e non l’immagine diventata ufficiale a partire dal 9 marzo del 2006, in base a un decreto dell’Assemblea nazionale, che invece mostra un cavallo bianco correre verso sinistra, simbolo allegorico dell’indipendenza e della libertà (oltre che della vocazione socialista del Paese). Ma ci sono altri punti di domanda, come rivela l’agenzia Nova. All’intestazione ufficiale del documento, bollato come “segreto”, manca l’espressione «del potere popolare» (“del Podel Popular“). Non si tratta di un dettaglio di poco conto visto che la scritta è stata imposta a tutti i ministeri dal decreto 5.836 pubblicato sull’edizione straordinaria della Gazzetta ufficiale di Caracas, l’8 gennaio del 2007, ovvero tre anni prima della firma del rapporto citato nell’inchiesta (che risale al 2010). Anche l’immagine della data in calce solleva qualche interrogativo: ci sarebbero segni di un doppio passaggio. Il primo, un timbro in blu, con l’abbreviazione del mese di luglio (“jul“) e la specifica della ricezione da parte dell’Archivio generale, è accompagnato dalla firma, che completa la data con il giorno 5 e l’anno 2010. Eppure sarebbero presenti alcuni piccoli segni che sembrano indicare cancellazioni fatte in un momento successivo. Dettagli, per carità. Ma l’autenticità del documento – e quindi l’affidabilità dell’indagine – dipendono anche da questi.


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