Galli (ospedale Sacco) sbotta contro gli “ottimisti”: «Demenziale dire che il Coronavirus sia più buono. Illustri colleghi dicono sciocchezze»

«Sono veramente stanco di dover contrastare posizioni di colleghi basate su impressioni e non su numeri. Bisogna parlare sulla base di dati, non sulla base di opinioni», ha detto durante la trasmissione CartaBianca

Da quando Alberto Zangrillo ha lanciato la bomba «clinicamente il Coronavirus non esiste più», il dibattito sull’epidemia in Italia si è spostato sulla carica virale del virus. Discussione che ha polarizzato l’opinione degli esperti, divisi tra chi è più cauto e chi invece è più ottimista. Tra i primi rientra sicuramente Massimo Galli, direttore del reparto Malattie Infettive all’ospedale Sacco di Milano, che durante la trasmissione CartaBianca si è infuriato con i suoi «illustri colleghi», come li ha definiti lui stesso, scagliandosi contro chi sostiene, appunto, che il «Coronavirus si sia rabbonito».


«Trovo demenziale e irresponsabile sostenere che il virus sia più buono. Questo viene smentito ogni giorno dai nostri focolai e da quello che sta accadendo in Germania e Cina», ha detto il medico. E ha ripetuto: «Chi lo sostiene dovrebbe allora giustificare i focolai in giro per l’Italia. Bisogna distinguere tra la coda di una epidemia e la continua volontà di ripetere che il virus è diventato buono». Definendo «una grossolana sciocchezza» l’ipotesi che il Coronavirus sia diventato appunto meno potente.


Ma la critica agli esperti “ottimisti” non finisce qua. «I miei illustri colleghi si sono improvvisati una competenza su virus e epidemia, venendo magari da fantastici curricula in altri campi. Io non mi metto a fare l’oncologo o il nefrologo, non mi metto a fare altri mestieri in termini di valutazioni di elementi e di esperienza, santo cielo», ha aggiunto il professore. «Sono veramente stanco di dover contrastare posizioni di colleghi basate su impressioni e non su numeri. Bisogna parlare sulla base di dati, non sulla base di opinioni». E ha lanciato anche un appello al governo: «Più test e meno plexiglas».

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