«Non c’è libertà se non si può essere razzisti», la stramba teoria del leghista Matteo Gazzini

Secondo il coordinatore della Lega negli Stati Uniti, il suo post è stato strumentalizzato. E dopo un po’ arriva un chiarimento: «È reato solo se il razzismo sfocia nella discriminazione»

Secondo il leghista Matteo Gazzini non c’è vera libertà se non si può essere anche razzisti. Il cortocircuito liberale dell’esponente della Lega a Bolzano, già candidato alle Politiche 2018, è partito da un post di qualche giorno fa su Facebook, scatenando non pochi sfottò sui social che lo stesso Gazzini ha incassato a fatica, tanto da dover chiarire solo oggi, 7 giugno, che in realtà trattasi di una provocazione.


Nella sua spericolata provocazione, Gazzini, che è anche coordinatore della Lega negli Stati Uniti come riporta il sito della Lega nel mondo, diceva: «Non ci può essere libertà se non si permette a una persona di essere razzista. Che si scansi Voltaire, Gazzini incalza: «Il problema non è il razzismo, ma la discriminazione che il razzismo crea e questo è inaccettabile in una società civile».


Tre giorni dopo il nostro non indietreggia davanti al fiume di prese in giro che si propaga nei commenti: «Vorrei tanto ammazzare qualcuno che mi sta antipatico – gli scrive qualcuno – ma non può esserci libertà se non me lo si permette». Il leghista insiste con un nuovo post, recriminando che il suo precedente contributo è stato «strumentalizzato in malafede». La toppa però rischia di essere peggiore del buco: «Sottolineavo invece che il reato scatta quando l’opinione razzista sfocia nella discriminazione o altre condotte illecite, ed oltretutto avevo pure aggiunto che tre cosa era inaccettabile». Ma il vero problema per Gazzini sono le fake news “di odio” su quel che scrive: «per un post che invece vuole fare solo ragionare…».

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