H&M chiude due negozi e trasferisce i lavoratori lontano da casa: «Avvisati su WhatsApp, una danza macabra sulla nostra pelle»

«Ho pianto per un’ora e mezza, questa è una guerra. Dopo 12 anni di lavoro mi hanno trattata così…», racconta a Open una dipendente di H&M. Ed ecco il messaggio WhatsApp inviato ai 70 dipendenti trasferiti

    «Il 7 luglio ci hanno inviato un messaggio su WhatsApp, seguito poi da una raccomandata, in cui annunciavano che dopo tre giorni saremmo stati trasferiti in altri punti vendita. Si tratta di trasferimenti punitivi, molti anche a distanza di 50 km dalla propria residenza. Una spinta verso il baratro. Io ho pianto un’ora e mezza quando ho letto quel messaggio, ero nervosa e delusa. Dopo 12 anni di lavoro mi hanno trattata così… Una danza macabra sulla nostra pelle, questa è una guerra». A parlare a Open è Barbara Rizzardi, dipendente di H&M in uno dei negozi – quello in zona Corso Buenos Aires a Milano – che la nota azienda di abbigliamento svedese ha deciso di chiudere in seguito del calo di vendite post-Coronavirus.


    Il messaggio WhatsApp

    H&M nella lettera di trasferimento parla, infatti, di «difficoltà economiche che affliggevano il punto vendita e che tale emergenza ha irreversibilmente aggravato». «Una situazione critica tuttora in corso», si legge nel messaggio WhatsApp che Open è in grado di mostrarvi.


    Open | Il messaggio WhatsApp

    «Il calvario dei disperati»

    In altre parole, se questi dipendenti vogliono continuare a lavorare ad H&M devono trasferirsi. «Non è vero che non abbiamo voglia di lavorare o che facciamo capricci. Ma è possibile che per andare a lavoro io debba impiegare quasi tre ore per prendere metro e treni quando, secondo me, c’era la possibilità di trasferirci in punti vendita più vicini alle nostre residenze? Tra i dipendenti, poi, ci sono mamme con part-time che non possono di certo stare fuori 3 ore in più al giorno per poi fare qualche ora di lavoro in negozio», spiega. Barbara, ad esempio, dovrebbe prendere «due metro, un treno e poi andare in bici»: «Come farà chi non ha un’auto? E chi viene spedito in un centro commerciale ubicato nel nulla? Questo è il calvario dei disperati».

    Dove sono stati trasferiti

    L’azienda, al momento, non può licenziare: «Adesso per loro siamo solo dei costi». A Milano sono 70 i dipendenti interessati dai trasferimenti che sono stati chiamati a lavorare nei punti vendita di «Vigevano, San Giuliano, Vittuone, Novara, Desenzano del Garda e Ancona». «Noi ci rifiutiamo di tornare a lavorare così – conclude Barbara – ma ci siamo detti che non è il momento di mollare dinanzi a questi trasferimenti che non sono altro che un modo per scoraggiarci». Non si escludono proteste eclatanti.

    La storia di Barbara e Stefano, dipendenti di H&M

    Lo scorso mese Barbara e Stefan, due dipendenti di H&M a Milano, avevano raccontato a Open di aver ricevuto, in pieno lockdown, la telefonata dell’azienda che annunciava loro la non riapertura dei negozi in cui prestavano servizio. La conseguenza? Sono rimasti a casa per mesi, con il carico dell’incertezza sul loro futuro professionale. Ora la notizia de trasferimento. Barbara non è tornata a lavoro mentre Stefano sì. Sette, in tutto, i negozi che H&M vorrebbe chiudere in Italia per la crisi post Covid-19.

    La replica di H&M

    «H&M ha annunciato la chiusura di otto punti vendita in Italia entro la fine dell’anno. In merito alle due chiusure di Milano, in un quadro generale di grave difficoltà del settore retail, dovuto al momento straordinario in cui ci troviamo, H&M è riuscita a garantire una ricollocazione per tutti i 57 dipendenti dei due punti vendita, al fine di salvaguardare la totalità dei posti di lavoro. La maggior parte delle ricollocazioni è avvenuta su Milano, provincia di Milano e Monza Brianza, in aggiunta a quelle in Lombardia e aree limitrofe. Le poche ricollocazioni in zone non limitrofe lombarde sono state effettuate a fronte di esigenze espresse da parte dei dipendenti».

    Foto e video di Open

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