Il premier Giuseppe Conte è intervenuto alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo chiamato a varare la riforma del Mes. Un tema che ha fatto fibrillare la maggioranza di governo, in particolare il M5s e Italia viva. Ma alla fine, almeno in questo ramo del parlamento, la mozione di maggioranza è passata tutto sommato senza problemi: 314 sì, 239 contrari, 9 astenuti.
Il discorso del premier
Conte, non a caso, ha chiesto ai partiti che lo sostengono maggiore compattezza: «Il governo ha bisogno della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Europa. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza, ma è senz’altro salutare che si svolga con spirito costruttivo e non ci distragga dagli obiettivi». L’appello non è caduto nel vuoto. Da una parte le opposizioni hanno riso, dall’altra i renziani dopo aver ascoltato le comunicazioni del premier hanno firmato la risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes.
Entrando nei dettagli, il presidente del Consiglio ha rivendicato le modifiche alla riforma del Mes introdotte anche grazie al contributo italiano, oltre che tedesco: «Com’è noto la riforma del Mes conteneva il backstop bancario che è un obiettivo cardine per il nostro Paese. Grazie al contributo italiano, l’Eurogruppo ha trovato un’intesa per introdurlo con due anni di anticipo». Il backstop è un meccanismo di tutela che punta a trasferire a un organo sovranazionale la gestione delle crisi bancarie, questione particolarmente importante per l’Italia, i cui istituti sono gravati da una mole rilevante di crediti deteriorati.
Ma il Mes, per Conte, resta uno «strumento obsoleto» e la ratifica della sua riforma rimane in ogni caso una «responsabilità delle Camere». Di sicuro «per cambiare l’Ue è decisivo ben altro percorso». E quindi l’Italia «si farà promotrice di una proposta innovatrice per integrare il nuovo Mes nell’intera architettura europea. Il modello a cui ispirarsi lo abbiamo già adottato: è il Next Generation Eu», ha promesso il premier, mettendo l’accento su quello che rappresenta il punto di mediazione decisivo per ottenere l’appoggio della parte più critica del M5s.
Nonostante le aperture del capo del governo soprattutto sulla necessità di collegare il nuovo Mes ad una riforma più complessiva dei prestiti europei (e dello stesso Meccanismo europeo di stabilità) a votare contro sono stati anche sei deputati del Movimento cinque stelle. Andrea Colletti, Pino Cabras, Fabio Berardini, Alvise Maniero, Maria Lapia, Francesco Forciniti hanno spiegato con diverse sfumature che «votare sì vuol dire votare contro Conte e contro il Paese, la nostra è una scelta di coerenza». La sfida ora si sposta in Senato.
Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
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