Giovane morta sul lavoro, due indagati per il decesso di Luana D’Orazio con l’ipotesi di omicidio colposo. Attesa per l’autopsia

I sindacati annunciano una mobilitazione per venerdì: «Si muore ancora per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa»

È rimasta intrappolata nel macchinario dell’orditoio su cui stava lavorando, e da cui è stata trascinata e uccisa sul colpo. Così è morta Luana D’Orazio, 22enne originaria di Pistoia e madre di un bambino di cinque anni, in un’azienda tessile a Oste di Montemurlo, nel distretto di Prato, in cui lavorava da circa un anno. Al suo fianco, girato di spalle, c’era un altro collega che ha riferito di «non aver sentito urla d’aiuto», ma ha subito lanciato l’allarme e tentato di aiutarla, invano. Sul luogo dell’incidente sono arrivati carabinieri e il personale Asl per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Due i macchinari posti sotto sequestro, e non uno come inizialmente riportato: sia quello dove è accaduto l’incidente mortale, sia il suo gemello, per effettuare gli accertamenti necessari e capire se il macchinario presentava anomalie o guasti. 


L’inchiesta

La procura di Prato ha aperto un’inchiesta sulla morte della giovane lavoratrice e ha ha iscritto due persone nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio colposo. Stando a fonti inquirenti, si tratta di indagini legate agli accertamenti tecnici che si stanno anche focalizzando sulla valutazione del funzionamento dei dispositivi di sicurezza del macchinario tessile, un orditoio, in cui è rimasta incastrata Luana D’Orazio il 3 maggio in una ditta di Montemurlo.


I sindacati: «La sicurezza sul lavoro continua a essere considerata solo un costo»

Il corpo della donna deceduta è ora all’Ospedale di Pistoia, in attesa dell’autopsia che chiarirà le cause della morte. I sindacati di Cgil, Cisl e Uil locali, per il prossimo venerdì, stanno organizzando una «forte azione di mobilitazione». In una nota congiunta osservano: «Non si può non rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa: per lo schiacciamento in un macchinario, per la caduta da un tetto. Non sembra cambiato niente, nonostante lo sviluppo tecnologico dei macchinari e dei sistemi di sicurezza». E infine: «È come se la tecnologia si arrestasse alle soglie di fabbriche e stanzoni. Dove si continua a morire e dove, troppo spesso, la sicurezza continua a essere considerata solo un costo».

Pieraccioni: «Notizia terribile, il ricordo di quella scena aggiunge ancora più dolore»

Anche Leonardo Pieraccioni ha voluto ricordare la giovane, che aveva lavorato come comparsa nel film Se son rose. «Il ricordo di quella scena di una festa spensierata di ventenni aggiunge ancora più dolore – spiega l’attore -, perché la vita a vent’anni dovrebbe essere e continuare così, come una festa. È una notizia terribile, vista la sua età e la modalità dell’incidente. Lascia un bambino di cinque anni, non ci sono parole. Per quanto possa servire, mando un abbraccio fortissimo alla sua famiglia».

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