Nuova archiviazione per Carola Rackete: «Salvare i migranti in mare è un dovere»

Era accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a nave da guerra. Ma il Gip: «Ha fatto il suo dovere»

Il giudice per le indagini preliminari di Agrigento ha archiviato un’altra accusa nei confronti di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch 3. E proprio citando uno dei due decreti Salvini: «Lo sbarco naufraghi non era pericoloso». Anche l’inchiesta sullo speronamento della motovedetta della Guardia di Finanza è stata chiusa qualche tempo fa. La nuova archiviazione riguarda un episodio di tre giorni prima, quando la 33enne tedesca, difesa dagli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, decise di entrare senza autorizzazione con la nave, che stazionava davanti Lampedusa, ma in acque internazionali da giorni, nelle acque territoriali italiane rifiutandosi di allontanarsi nonostante l’ordine della Guardia di finanza. Nei confronti di Rackete erano state sollevate due accuse: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a nave da guerra. La Gip Micaela Raimondo ha scritto nella sua sentenza che Rackete «ha agito nell’adempimento del dovere perché non si poteva considerare luogo sicuro il porto di Tripoli». Raimondo ha sottolineato che «migliaia di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in Libia versano in condizione di detenzione arbitraria e sono sottoposti a torture». Per questo «la condotta risulta scriminata dalla causa di giustificazione».


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