Lo sfottò dell’élite russa alla cena con Lavrov: così i segnaposto prendono in giro le sanzioni occidentali

Tra gli invitati alla cena di gala c’era anche la direttrice di Russia Today, sanzionata dall’Ue, che ha diffuso la foto del suo segnaposto

«Sotto sanzioni» o «non ancora» recitavano i segnaposto di ogni invitato a una cena di gala organizzata a Mosca dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, stando al racconto della direttrice del canale tv Russia Today, Margarita Simonyan, considerata vicinissima a Vladimir Putin. È la stessa giornalista che ha mostrato su Twitter uno dei segnaposto, accompagnato dal commento: «Le cene da Lavrov sono sempre organizzate con umorismo. Questa volta la disposizione dei posti a sedere è così». Simonyan ha pubblicato la foto ieri 11 aprile, ma la cena si sarebbe svolta lo scorso 4 aprile, come riporta su Instagram il profilo IconografieXXI, particolarmente attento a intercettare foto e video simbolicamente importanti. Già in passato aveva rilanciato le immagini in un supermercato russo, dove in corrispondenza dei prezzi, venivano aggiunte delle schede in cui si denunciavano i crimini di guerra commessi dai russi in Ucraina.


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Naturalmente alla giornalista Simonyan è stato assegnato un posto tra i sanzionati, visto che anche lei è stata colpita dalle sanzioni europee, assieme a diversi altri direttori di media russi sostanzialmente organici alla propaganda del Cremlino. Sul suo account Twitter, la giornalista condivide quotidianamente le comunicazioni ufficiali del Governo russo, dopo che il 2 marzo la piattaforma ha deciso di oscurare in tutto il continente, in accordo con l’Unione Europea, il profilo ufficiale di Russia Today. Simonyan non risparmia poi di fare commenti taglienti sull’attualità. Già a inizio invasione, ricorda il Daily Beast, era apparsa in un programma televisivo russo e, rivolgendosi al pubblico, aveva fatto notare che non c’era lo champagne in studio per festeggiare: «Ho aspettato 8 anni per questo. Finalmente è successo. Questa è la vera felicità. Grazie, Madre Russia!»

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