Assalto a Capitol Hill, accuse più gravi per i vertici dei Proud Boys: «Hanno usato la forza per sovvertire il governo»

Il capo del gruppo di estrema destra e altri quattro membri sono stati incriminati per cospirazione sediziosa. Nonostante non fosse presente a Washington il 6 gennaio 2021, secondo i pubblici ministeri federali Tarrio ha potuto coordinare gli attacchi alla sede del Congresso

L’ex capo dei Proud Boys, Enrico Tarrio, e altri quattro membri del gruppo paramilitare di estrema destra sono stati incriminati dal dipartimento di giustizia americana per cospirazione sediziosa nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Si tratta delle accuse sul piano penali più gravi mosse finora contro i Proud Boys, scrive il New York Times, dopo che il dipartimento di giustizia ha modificato l’impianto accusatorio, che all’inizio prevedeva solo l’ipotesi che Tarrio, Joseph Biggs, Ethan Nordean, Zachary Rehl e Dominic Pezzola avessero cospirato per impedire la certificazione delle elezioni Presidenziali del 2020 che si sarebbe dovuta svolgere il giorno dell’assalto. Finora il dipartimento di giustizia non avrebbe rivelato quali siano le nuove prove a carico degli imputati, ma l’accusa prevede che ci siano elementi nelle mani degli inquirenti che confermino l’uso della forza da parte del gruppo di estrema destra per rovesciare il governo o per interferire con la legge federale.


Finora l’accusa di cospirazione sediziosa era stata rivolta al capo della milizia di Oath Keepers, Stewart Rhodes, e altri 10 suoi sottoposti. Secondo le accuse, Rodhes ha guidato una cospirazione per fermare con la forza il passaggio del potere da Donald Trump al presidente neoeletto Joe Biden inviando suoi uomini a Capito Hill. In quella circostanza, Rodhes avrebbe istituito un commando pesantemente armato, appostato fuori Washington, pronto a intervenire in aiuto della folla che stava prendendo d’assalto la sede del Congresso.


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