Peschiera del Garda, Zaia propone il carcere per le molestie e le risse: «Repressione è la parola chiave»

Il presidente della Regione Veneto; non mi importa la nazionalità, devono pagare, questa roba non la accettiamo

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia propone una notte di carcere per le aggressioni alle ragazze e le risse con accoltellamenti verificatesi a Peschiera del Garda in occasione del raduno “L’Africa a Peschiera“. Zaia, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, sottolinea che non si tratta di una questione di origini o di nazionalità: «Non mi importa se questa gente era italiana, di prima o di ventesima generazione. Certo, la giornata di follia l’avevano chiamata “L’Africa in Italia” e i molestatori sul treno gridavano “le donne bianche qui non salgono”. Ma il punto è: questa roba, noi qui non la vogliamo. Non la accettiamo. Da nessuno e a prescindere dall’origine». E dice che «la parola chiave, l’hashtag è: repressione. Dobbiamo essere consapevoli che l’educazione è importante, le politiche sociali pure, ma una certa soglia non può essere superata. Punto».


«Cambiamo le leggi»

Per il governatore «i responsabili delle violenze non sono persone con un’infanzia difficile, ma persone che vanno punite. Non voglio chiamare questa gente ragazzi, perché mi sembra già assolutorio: sono devastatori». Zaia non accetta che nessuno rischi particolari conseguenze per le violenze: «Questo è il Paese dell’impunità, e i responsabili di quella follia lo sanno. C’è chi tirerà fuori l’attenuante dell’età, il branco, la difficoltà a trovare personalmente i responsabili, il fatto che c’è stato solo un ferito, anche se forse sono di più. Sarà tutto derubricato e se ci saranno condanne, non sa- ranno scontate. Ma la colpa non è dei magistrati. Ma di leggi che sono da cambiare», dice nel colloquio con Marco Cremonesi.


E propone «il carcere. In altri ordinamenti c’è la notte in carcere. Che poi diventa una settimana e via aggravando. Se invece a chi fa robe del genere non succede niente, se l’impunità è garantita, il partecipare alle violenze diventa una medaglia da esibire. Il fatto è che oggi la legge non considera questi reati come gravi. Invece lo sono. Ci vengono a dire che l’incidenza della criminalità nei nostri territori è bassa, ma questo è un campanello d’allarme gravissimo. Ma pensi agli episodi in treno…». Per Zaia in questi casi «si deve sapere che non ci saranno scuse, che con certi comportamenti si finisce in carcere. Subito. Senza sconti. Senza sociologia, senza destra o sinistra. In Veneto, sogniamo di lasciare le chiavi di casa appese fuori dalla porta, non di chiuderci in casa e ci circondarci di inferriate. Se è così, vuol dire che i delinquenti hanno messo in gabbia noi».

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