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Processo Bataclan, la sentenza: 19 imputati su 20 sono colpevoli. Salah Abdeslam condannato alla “pena di morte sociale”

29 Giugno 2022 - 20:45 Michela Morsa
Durante gli attentati della sera del 13 novembre 2015 sono morte in tutto 137 persone. La maggior parte di queste si trovava al teatro Bataclan

Si è concluso dopo quasi 10 mesi il maxiprocesso per gli attentati che sconvolsero Parigi la sera del 13 novembre 2015, quando un commando armato di terroristi uccise 130 persone tra lo Stade de France, il teatro Bataclan e alcuni bistrot al centro della capitale francese. La Corte d’assise speciale di Parigi ha giudicato colpevoli 19 dei 20 imputati. Tra loro il 32enne francese Salah Abdeslam, unico sopravvissuto tra i kamikaze dell’attentato e detenuto da cinque anni in un carcere di massima sicurezza in Francia. A lui la condanna più grave: un ergastolo senza possibilità di sconti di pena. Questa è la condanna più grave definita nel codice francese. In gergo viene chiamata “pena di morte sociale” e prima di Abdeslam era stata assegnata solo ad altri quattro imputati nella storia recente.

Il processo

Il processo, iniziato l’8 settembre 2021 in un’aula bunker costruita ad hoc nel palazzo di Giustizia di Parigi dopo una lunga indagine, ha portato davanti ai giudici 20 persone, coinvolte a vario titolo nell’organizzazione ed esecuzione degli attentati del 13 novembre 2015. Sei di loro, di cui cinque date per morte, sono state giudicate in contumacia. Come da procedura, prima che la giuria si ritirasse per deliberare, nella mattinata del 27 giugno è stato concesso agli imputati di fare un’ultima dichiarazione. «Le mie prime parole vanno alle vittime. Voglio porgere le mie scuse. Alcuni di voi diranno che non sono sincero, che è una strategia, come se delle scuse possano essere false davanti a così tanta sofferenza. Ho sbagliato, ma non sono un assassino. Se oggi mi condannate, commettete un’ingiustizia», ha detto Salah Abdeslam.

Più volte nel corso del processo Salah Abdeslam si è distinto per la sua ambivalenza, tra affermazioni sul fondamentalismo islamico e sulla sua presunta innocenza, data dal fatto che all’ultimo minuto avesse cambiato idea sul farsi saltare in aria «per senso di umanità». Per lui e per altri tre imputati, l’accusa aveva richiesto l’ergastolo irriducibile, la pena più pesante del codice penale francese, che rende quasi nulla la possibilità di scarcerazione. Per gli altri, una serie di pene minori, fino a un minimo di cinque anni di reclusione.

Gli attentati del 13 novembre 2015

Quella notte del 2015 gli attentati sono stati preparati da un commando di almeno dieci persone fra uomini e donne. Hanno sferrato attacchi in diversi luoghi pubblici di Parigi a distanza ravvicinata. Sono quattro le esplosioni e sei le sparatorie, la più sanguinosa quella all’interno del teatro Bataclan, dove 1500 persone stavano assistendo a un concerto. Il primo attacco, un’esplosione kamikaze, è avvenuto poco dopo le nove di sera del 13 novembre 2015, fuori dallo Stade de France, in zona Saint-Denis, dove era da poco iniziata la partita amichevole Francia-Germania.

Nei successivi 15 minuti, un altro kamikaze si è fatto esplodere davanti allo stadio, mentre al centro di Parigi altri attentatori iniziano a sparare ai passanti e ai clienti di alcuni ristoranti. Alle 21.40 altri tre terroristi hanno fatto irruzione nel teatro Bataclan e, mentre il gruppo rock statunitense Eagles of Death Metal suonava sul palco. Qui hanno ucciso 90 persone. L’attacco è stato seguito da altri due attacchi kamikaze, che si sono fatti saltare in aria uno in una caffetteria del centro parigino e l’altro in un McDonald’s vicino allo stadio. Il bilancio finale, successivo alla liberazione delle persone tenute in ostaggio all’interno del Bataclan, è stato di 137 morti (compresi gli attentatori) e 368 feriti. All’una di notte, l’Isis ha rivendicato ufficialmente gli attacchi su Twitter, esultando e minacciando di colpire anche Londra, Roma e Washington D.C.

Immagine di copertina: EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON

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