M5S, da Fico a Toninelli: chi va a casa per la regola dei due mandati (e chi la scampa)

Beppe Grillo è stato chiaro. Ecco chi dovrà fare le valigie. Tanti i protagonisti dei governi Conte e l’esperienza Draghi che dovranno dire addio

«La luce nelle tenebre». Beppe Grillo usa questa metafora per descrivere la regola dei due mandati, scure per i pentastellati sin dalla fondazione del Movimento. Un faro che dovrebbe segnare la via di un «nuovo modo di fare politica, come un servizio civile», ma che negli anni è stato più volte oscurato. Ora, con le elezioni che incombono, per molti questa luce non illumina altro che la porta d’uscita dalla sede di via Campo Marzio. Se a inizio legislatura, nel 2018, i parlamentari eletti erano arrivati a quota 340, quando si è iniziato a parlare del fatto che non ci sarebbero state modifiche sulla regola dei due mandati quel numero era già calato a 227 e per 66 di loro quella tanto temuta porta d’uscita si faceva sempre più vicina. Come se non bastasse, l’ex capo politico Luigi Di Maio ha deciso di fondare un suo partito portando via molti dei suoi fedelissimi. Eccoci arrivati alla conferma video da parte di Grillo con, stando ai numeri riportati dai siti ufficiali della Camera e del Senato, 103 deputati rimasti e 62 senatori e circa un terzo arrivati alla soglia dei due mandati.


Chi lascia

Quando Grillo e Gianroberto Casaleggio fissarono la regola, questa presupponeva la convinzione che nel partito non conta l’esperienza che un politico matura nel tempo. Chi decide di unirsi al Movimento, oggi come alle origini, deve saper «interpretare la politica in un nuovo modo». E chi dovrà presto cimentarsi in questa nuova interpretazione, sono alcune delle figure più rilevanti della storia pentastellata recente. Uno dei nomi più altisonanti che dovranno fare le valigie è quello di Roberto Fico. Erede di Laura Boldrini, è stato presidente della Camera con tre maggioranze diverse. Ma come tutti gli altri, dovrà sottostare alla regola ferrea dei due mandati.


Come lui, anche Paola Taverna, che dal 2018 affianca la forzista Elisabetta Casellati in qualità di vicepresidente del Senato. Non verranno risparmiati nemmeno i tre ministri rimasti in carica anche dopo non aver votato la fiducia per loro stessi: Fabiana Dadone alle Politiche giovanili e Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento. Guardando alla Camera, anche il capogruppo Davide Crippa, che non era d’accordo con la decisione del Movimento di negare la fiducia al governo Mario Draghi, è arrivato a fine corsa. In bilico invece Stefano Patuanelli, eletto al Senato nel 2018: ma prima era stato consigliere regionale in Friuli Venezia Giulia.

I protagonisti dei governi Conte

Per quanto riguarda i membri storici, coloro che hanno dominato la scena nei governi presieduti da Giuseppe Conte, è arrivato ai saluti anche Danilo Toninelli. Attuale senatore, è stato un personaggio chiave nei rapporti tra Movimento e Lega in quanto ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. In un tweet, plaude alla fermezza di Grillo senza fare riferimenti al fatto che dovrà andarsene anche lui. La stessa sorte toccherà ad Alfonso Bonafede, rimasto ministro della Giustizia fino al febbraio del 2021. Infine, una sfilza di figure più o meno importanti per il loro ruolo svolto negli ultimi governi e all’interno del Movimento stesso: Carlo Sibilia, sottosegretario all’Interno, Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera; Azzurra Cancelleri, segretaria della Camera; Laura Bottici, questore del Senato; Sergio Puglia, segretario del Senato; Claudio Cominardi, attuale tesoriere del Movimento.

Chi la scampa

Infine, c’è anche chi l’ha scampata. Negli ultimi 4 anni a cambiare casacca sono stati più di un centinaio, ma la scissione che ha fatto più male in termini numerici è stata quella di Di Maio. Da quando ‘ex capopolitico del Movimento e attuale ministro degli Esteri ha fondato Insieme per il futuro, in molti lo hanno seguito. Tra i 53 deputati e 11 senatori che ha messo insieme, c’è anche Laura Castelli, viceministra all’Economia, Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, Gianluca Vacca, sottosegretario ai Beni culturali, Dalila Nesci, sottosegretaria al Sud, e Francesco D’Uva, questore della Camera. Tutti che, se fossero rimasti nel Movimento, avrebbero seguito la luce indicata da Grillo.

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